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sabato 7 novembre 2015

Sicilia. Liberi Consorzi a rischio farsa. Via alla presentazione delle liste per un’elezione che non si farà

Lunedì scade il termine per la presentazione delle candidature per la carica di sindaco metropolitano o di presidente di Libero consorzio, in previsione di elezioni di secondo grado, già fissate per il 29 novembre. 
La relativa norma, approvata dall’Ars il 4 agosto scorso, come si ricorda, è stata impugnata dal Consiglio dei ministri, secondo cui la Regione siciliana dovrebbe limitarsi a recepire la legge Delrio, in vigore nel rimanente territorio dello Stato. 
La commissione Affari istituzionali ha già predisposto ed approvato un disegno di legge che recepisce quasi per intero la Delrio, confermando, però, l’elezione di sindaci metropolitani e presidenti di Liberi consorzi che, invece, per la legge dello Stato non vanno eletti, facendo coincidere queste cariche con quelle dei sindaci in carica nei capoluoghi. Quindi, per Roma, queste elezioni non s’hanno da fare e va modificata anche questa parte della legge. 
Ma c’è un problema. Il termine per la presentazione delle candidature scade lunedì, mentre l’Ars è convocata per martedì per la presentazione della nuova giunta di governo. E la macchina elettorale è già in azione. Non è un mistero, che Crocetta, e non è il solo, abbia nei giorni scorsi insistito per mantenere la norma per l’elezione di sindaci metropolitani e presidenti dei Liberi consorzi. 
Contraria alla norma siciliana, però, è anche Anci Sicilia, l’associazione dei sindaci, il cui presidente, Leoluca Orlando, che già all’indomani dell’a p p r o v a z i one della legge siciliana aveva scritto al presidente del Consiglio, chiedendogli di impugnarla, ha invitato tutti i sindaci della Sicilia a candidarsi in blocco per protesta. D’altronde, ha aggiunto, «la Regione non ha ancora fornito agli uffici elettorali, grottescamente insediati per un’elezione che non dovrebbe farsi, neanche uno straccio d’istruzione su come procedere».
 E di fronte ai tentennamenti di Crocetta, è intervenuto anche il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone. «Il governo deve decidersi. O scegliamo di ignorare l’i mpugnativa e portare la questione di fronte alla Corte costituzionale, o si decide di accogliere tutti i rilievi, nessuno escluso. E quest’ultima è la soluzione che io reputo più saggia».

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