Lucio D’Amico (Gazzetta del sud)
Immaginare la tv messinese senza Mino Licordari è impossibile. È stato lui, artefice di mille trasmissioni su Rtp e su altre emittenti locali, l’inventore di una televisione che qualcuno ha definito “nazionalpopolare”, ma che per decenni è entrata nelle case dei messinesi, come un’amica di famiglia. La città piange la scomparsa, a 73 anni, a causa di un infarto fulminante, di uno dei suoi personaggi più noti e più cari, avvocato di lungo corso, giornalista impegnato su tutti i fronti ma soprattutto sul versante sportivo. Il suo nome è indissolubilmente legato agli anni d’oro del Messina calcio, quel periodo sofferto e magico di Massimino presidente e Franco Scoglio allenatore. Le sue telecronache sono passate alla storia, il suo “urlo d’amore” (“Il Messina è in serie B”) ripetuto venti-trenta volte consecutive nel giorno della promozione dalla terza serie. E poi il periodo della serie A, il grande sogno, l’illusione durata poco ma rimasta impressa nei cuori e nelle menti di generazioni di tifosi giallorossi.
Mino Licordari era davvero l’amico della porta accanto, l’uomo che sapeva intercettare le istanze della comunità, soprattutto quelle dei quartieri che spesso non hanno voce in capitolo.
Cominciò la sua carriera giornalistica alla Tribuna del Mezzogiorno, all’inizio degli anni Settanta, occupandosi di basket. Poi, scelse la professione forense ma gli rimase sempre la passione per il giornalismo. Per oltre 40 anni è stato corrispondente del Corriere dello Sport. Nel 1976, poche settimane dopo la nascita di Rtp, cominciò le sue trasmissioni, che furono quelle di “punta” della Radiotelevisione peloritana, in particolare “Avanti un altro”. Uno spazio televisivo aperto a tutti, “rivoluzionario” nel suo genere, una sorta di “arena” nella quale qualsiasi cittadino poteva intervenire, raccontando le speranze, i problemi, le angosce dei nostri quartieri e villaggi. Cambiata la proprietà, lasciò Rtp ma continuò a condurre trasmissioni sportive e di impegno sociale, a Catania e nella nostra città. Poi, di recente, nel 2012-2013, il gran ritorno a Rtp con la sua “Messina c’è”, un ciclo di puntate andate in onda in diretta dall’auditorium della Gazzetta del Sud. La sua vita è stata segnata da un grande dolore, la morte dell’amata consorte, la giornalista pubblicista Mariella Ardizzone. E anche dal drammatico episodio del 20 giugno del 1987, quando il sicario di un boss gli sparò contro alcuni colpi di pistola, ferendolo alle gambe.
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