Un quadro preoccupante, denunciato più volte anche dall’Anci Sicilia, che non perde occasione di puntare il dito, su questo fronte, contro la Regione. Regione che, però, riserva l’ennesima spada di Damocle da far pendere sulla testa dei Comuni.
Tutto nasce dalla nuova legge elettorale che, tra le altre novità, introduce disposizioni che legano indissolubilmente i destini dei due soggetti istituzionali principali di ogni Comune, sindaco (con la sua Giunta) e consiglio comunale. Se va giù l’uno, va giù anche l’altro.
Con quali modalità lo spiega la circolare emanata venerdì dall’assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri e dal dirigente generale Giuseppe Morale.
La nuova legge, viene spiegato, dispone che «la cessazione anticipata di uno dei degli organi», cioè sindaco, Giunta e consiglio comunale, «determina automaticamente la cessazione anticipata anche degli altri, la nomina di un commissario straordinario e l’avvio delle procedure dirette all’indizione delle nuove elezioni».
Una regola che varrà solo dalle prossime elezioni nel caso in cui sindaco e Giunta cadano per una mozione di sfiducia, se il sindaco dovesse decadere o essere rimosso o dovesse morire o avere un impedimento permanente, se il sindaco o il Consiglio dovessero dimettersi. Ma vale già, invece, ed è «immediatamente applicabile» in caso di «cessazione del consiglio comunale per qualunque altra causa».
Quindi anche nei casi, specifica la circolare, «di inadempienza derivante da mancata approvazione del rendiconto di gestione o da mancata deliberazione del bilancio di previsione».
Insomma, se trascorso infruttuosamente il termine fissato regolarmente dai commissari ad acta inviati dalla Regione (30 giorni), i Comuni continueranno a non avere bilanci, andranno a casa tutti: consiglieri, assessori e sindaci. E gli strateghi della politica già si sfregano le mani.
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