“Non me l’aspettavo, ma sono certo che questa è la volontà di Dio: è lui che ci chiama a servirlo in un determinato posto e in un determinato momento”. E’ sereno e pronto a proseguire alle Eolie il suo servizio sacerdotale Don Giuseppe Brancato, 42 anni, che a febbraio lascerà la Caritas Diocesana per raggiungere Salina, dopo essere stato nominato dall’Arcivescovo Accolla parroco di Maria SS. Addolorata e S. Bartolomeo in S. Marina Salina, di Maria SS. del Terzito in Valdichiesa, e direttore della Casa di Riposo Maria SS. del Terzito in Valdichiesa – Salina.
La notizia del suo spostamento è stata accolta con stupore, non solo dai suoi parrocchiani di Camaro…
“E’ difficile comprendere la logica soprannaturale che regola la nostra vita, ma è la fede a guidarci. L’Arcivescovo Accolla tiene in grande conto le isole Eolie, come patrimonio non solo turistico ma come risorsa spirituale. Del resto la scelta di affidare a Padre Alessandro Lo Nardo il Seminario lo testimonia. E quando ha chiesto a me un aiuto, volendo mettere insieme un ruolo pastorale e amministrativo, considerando la gestione della casa di riposo per anziani (l’unica per tutte le Eolie), ho semplicemente risposto: Eccomi”.
Abbiamo notato che non è più su facebook, dove invece ci sono molti commenti che riguardano il suo operato e un chiaro disappunto per la fine del suo mandato alla Caritas. Da più parti si riconosce il suo prezioso lavoro nel segno di un ecumenismo concreto e una grande apertura a tutte le realtà sociali…
“Diciamo che volevo evitare i commenti a caldo, anche da parte dei miei parrocchiani che non hanno ancora accettato di buon grado la mia partenza – ride Don Brancato – Ma ringrazio davvero tutti quelli che in queste ore mi hanno contattato, perchè ho ricevuto messaggi di stima che non mi aspettavo. E sono contento di avere costruito un patrimonio di relazioni che hanno portato la Caritas messinese ad agire fuori dalle logiche del provincialismo, dialogando con il mondo laico, filantropico ma non necessariamente cattolico, nell’ottica di fare il bene dei più deboli”.
Insomma, dopo aver guadagnato sul campo la stima di “mangiapreti” e anticlericali conclamati, cosa lascia alla Caritas, ha già fatto “le consegne” a chi le succederà alla guida?
“Ci sono progetti in corso, e l’attività pastorale in carcere che stavamo completando e di cui parleremo a breve in un convegno. Ma certamente Don Nino Basile sarà all’altezza di questo servizio nato per promuovere la carità. Lascio certamente un ambiente ricco di umanità e con cui la Chiesa deve dialogare, come abbiamo fatto noi con le famiglie della Foscolo, piuttosto che con la comunità islamica o con i carcerati o con i migranti. Il Papa è stato chiaro in questo: la cattolicità si concretizza a 360° “.
Lei ha parlato di logica della fede, ma con i nostri strumenti interpretativi la sua nomina sembra piuttosto un passo indietro rispetto ad una ipotetica “carriera” (ci viene in mente che Mons. Montenegro dopo Messina ha presieduto la Caritas nazionale) o si tratta di un segnale di rottura con il precedente Arcivescovo…
“No, la discontinuità di cui parlate non esiste come non esiste una presa di posizione di Mons. Accolla su chi lo ha preceduto: del resto alcune figure chiave nella gestione economica della Curia sono rimaste al loro posto. Direi piuttosto che il segnale dell’Arcivescovo ricalca il chiaro messaggio di Papa Francesco che recentemente non ha fatto Cardinali gli Arcivescovi di grandi città come Palermo o Torino, piuttosto ha preferito sedi meno “importanti” come Pisa e persino il Mali, nel cuore dell’Africa, una sede lontana e povera rispetto al mondo ecclesiastico, il cui arcivescovo è stato nominato Cardinale. Ecco in questa visione, che è di testimonianza e aderenza evangelica, l’idea di “carriera” non trova posto. E non ci riguarda. Non è una Vocazione alla carriera la mia”.
Cercando su google il suo nome, salta fuori la sua discussa amicizia con Salvatore Bucolo, l’ex sindaco di Mazzarrà coinvolto in una inchiesta sulla gestione della discarica. Lei non è mai stato coinvolto nelle indagini, ma forse ha pagato un prezzo alto in termini di immagine per questo rapporto personale…
“Sicuramente. E mi ferisce leggere certi articoli, perchè la vicenda è complessa e per comprenderne la portata non si può rimanere ancorati a pregiudizi che nulla hanno a che vedere hanno coi rapporti umani e personali. Del resto non sono stato mai coinvolto nell’inchiesta”.
Dei suoi sei anni nella parrocchia di Camaro, quale momento ricorda con più intensità?
“La vita in parrocchia è fatta di quotidianità, e ricordo tutto e tutti con grande affetto. Ma certamente ci sono momenti in cui si sente più di altri la forza dell’essere comunità, soprattutto quando è necessario stringersi e sostenersi dopo un grande dolore, come quando abbiamo affrontato la morte della piccola Laura, investita mentre si trovava sul motorino con la madre. Ma è in queste situazioni che appare chiaro il senso del nostro essere Chiesa”.
Grazie Padre Brancato, la sua sensibilità va oltre qualunque storytelling. Allora ci rivedremo a Salina…
“Si, l’aspetto. Mi dicono che ci sono degli eventi culturali interessanti soprattutto in estate, sarà una buona occasione. Intanto ci prepareremo al meglio per offrire anche le Messe in lingua per tutti gli stranieri presenti alle Eolie. Il lavoro, insomma, non manca”.
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