Riceviamo e pubblichiamo:
E’ da mesi
che la piccola comunità di Alicudi, 102 anime, la più defilata delle Isole
Eolie, in provincia di Messina, denuncia una situazione di estrema criticità.
La causa? La realizzazione dei lavori di prolungamento del molo, da oltre 10
anni in corso e non ancora portati a termine, con interventi a singhiozzo di
diverse ditte (alcune delle quali via via fallite) che hanno compromesso
sistematicamente la conclusione dell’opera.
La mancanza
di programmazione nella gestione dei lavori ha provocato un disastro
annunciato.
E’ il caso
dei cassoni destinati al prolungamento, la cui posa è iniziata circa 25 giorni
fa, giusto a ridosso della stagione estiva.
La presenza
di questi cassoni impedisce il regolare attracco del traghetto della SIREMAR, che
infatti da oltre 25 giorni ha sospeso i
collegamenti.
Era stato
quindi previsto, con un piccolo intervento, la possibilità che la nave NGI
(Navigazione Generale Italiana) potesse operare in modo straordinario durante i
lavori, in quanto, grazie al suo minore pescaggio, unico natante in grado di
attraccare, appoggiando il portellone sulla parte sinistra del molo.
Questo però
non è stato possibile in quanto lo stato del fondale, che nessuno si è sognato
di monitorare a questo proposito, non permette assolutamente l’avvicinamento di
navi da quel lato del molo.
Il
risultato di tutto questo?
Da
sette giorni Alicudi è priva degli approvvigionamenti di prima necessità, le
botteghe alimentari hanno esaurito i viveri, non si trova più nulla da mangiare
sugli scaffali e la piccola comunità di Alicudi, che specie in questi mesi vive
solo di turismo, non sa come affrontare la situazione.
Ma il cane,
com’è ovvio, si morde la coda. Non potendo la NGI attraccare, è impossibile
sbarcare i materiali indispensabili per il completamento dei lavori sul molo.
Ad oggi le
soluzioni che il Comune di Lipari sta considerando, dopo le lamentele della
comunità, sono improbabili e in alcuni casi improponibili. E’ stato ventilato
infatti l’intervento di non ben identificato barcone, dalle imprecisate
dimensioni, che dovrebbe coprire le 25 miglia di distanza da Lipari, o
addirittura le 50 da Milazzo (gli approvvigionamenti fondamentali provengono
com’è ovvio dalla Sicilia) non si sa con quale cadenza e regolarità. Né è
possibile avere informazioni ufficiali, in quanto il comune non fornisce alcuna
comunicazione in merito.
A mio avviso non si risolvono in questo
modo le criticità di fondo del problema.
E’ necessario un intervento tempestivo,
urgente e definitivo: l’isola di Alicudi, vera figlia di un Eolo minore, non
può essere di continuo abbandonata a sé stessa.
Certo conta pochi abitanti, è lontana e
scomoda.
Ma
anche gli arcudari fanno parte dell’arcipelago e hanno gli stessi diritti degli
altri isolani.
E
anche gli arcudari accolgono i turisti (la comunità raggiunge nel periodo
estivo le 700 unità), i quali scelgono la nostra isola per le sue
caratteristiche uniche. Vogliamo perciò non solo sopravvivere ma lavorare e
dare il meglio di noi stessi ai visitatori.
Ma istituzioni e organi preposti devono
metterci nelle condizioni di condurre un’esistenza civile, al passo con i
tempi. Lavorando. E, possibilmente, anche nutrendoci.
Aldo
Di Nora - residente
e titolare di Arbatus Editrice con sede ad Alicudi
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