Incendi boschivi e piogge torrenziali: così i cambiamenti del clima mettono alla prova l’integrità del nostro territorio.
Nelle prime ore del mattino del 12 Agosto, e più precisamente tra le 5:30 e le 6:30, un violento acquazzone si è abbattuto sull’Isola di Stromboli. Come rilevato dalla stazione meteorologica di Scari, gestita da INGV con la collaborazione della locale Associazione di Promozione Sociale “Attiva Stromboli”, oltre 60 millimetri di pioggia sono caduti in un’ora, e più della metà di questi in soli 15 minuti, tra le 5:45 e le 6:00, come si vede nel grafico sottostante.
Per fare un paragone che renda l’idea dell’intensità di questo evento, in soli 15 minuti è caduta la stessa quantità di pioggia che cade in media su Stromboli durante l’intero mese di maggio. Piogge intense di questo tipo, che in passato venivano classificate come eventi eccezionali, stanno invece diventando sempre più usuali, e questo a causa del surriscaldamento del suolo e dell’atmosfera indotti dai cambiamenti climatici in atto.
Questa pioggia così intensa ha innescato una vasta colata di fango e detriti, che staccatasi dai versanti sovrastanti ha invaso strade, abitazioni ed attività commerciali del centro abitato, provocando ingentissimi danni.
La disastrosa alluvione è il risultato dell’effetto combinato di questa pioggia intensa con la totale denudazione del suolo verificatasi in seguito all’incendio boschivo del 25 maggio scorso, che ha completamente distrutto la copertura vegetale dei pendii sovrastanti il centro abitato.
La copertura vegetale infatti agisce come un cuscinetto che preserva il terreno dall’azione diretta della pioggia, estendendo la sua azione stabilizzatrice nell’immediato sottosuolo grazie alle radici, il cui intreccio crea una vera e propria rete che aiuta a tenere insieme i vari elementi vulcanici di cui il suolo di Stromboli è composto: ceneri anche finissime, scorie, pomici e frammenti di roccia anche di grosse dimensioni.
Venuta meno la copertura vegetale in seguito all’incendio, l’energia meccanica liberata dall’impatto delle gocce di pioggia su un suolo nudo tende a separare i suoi componenti più minuti, come le ceneri vulcaniche, formando colate di fango e detriti che scorrendo lungo i versanti inglobano altro materiale ancora più grossolano, aumentando progressivamente la loro capacità erosiva.
Piogge intense ed incendi boschivi, sempre più frequenti a causa del surriscaldamento indotto dai cambiamenti climatici in atto, sono tra le principali cause del dissesto idrogeologico. Questi fenomeni assumono particolare rilevanza in ambiti territoriali che per loro natura intrinseca sono particolarmente esposti al dissesto, come le aree vulcaniche attive, confermando la necessità di appropriati ed efficaci interventi di monitoraggio e tutela dei versanti a rischio.
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