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mercoledì 17 agosto 2022

Stromboli, Lidia Ravera : "Stavamo per morire ma non siamo morti ma che cosa succederà alla prossima pioggia?"

"Guardo i volontari - scrive sul suo profilo fb la scrittrice Lidia Ravera che ha casa a Stromboli- scavare nel fango da 24 ore. Non riesco a fare altro, pensare altro, guardare altro. Sono ospite dai vicini del piano di sopra, nella loro casa intonsa ma circondata, oppressa, impolverata, di fango secco, di fango smosso. Di fango. Guardo, da ieri, il piede che spinge sulla pala, le braccia che la alzano, la melma molle che piomba sulla carriola. Ho guardato duemila volte, da ieri , le carriole scaricare il loro triste carico di distruzione plebea ( fango, non acqua) sull’orlo che divide gli scogli dal terrazzo di casa. Tonnellate di terra. Radici, rami, massi, pezzi di muretto. Chi li smaltirà tutti questi materiali? I miei mobili, tavoli poltrone scrivania letti, come in una vendita di beneficenza, stanno all’aperto, appoggiati al muro, a gambe all’aria: interni vomitati all’esterno, sporchi, rotti. Fracassati. Non c’è più un “dentro”. Non c’è più “la casa”.

Per i primi 3 giorni , dopo il nubifragio che ha trasformato l’isola di Stromboli in una prigione di fango dalle impraticabili vie di fuga, non ho pensato ai danni. Era schiacciante il sollievo . Che la bambina non fosse morta sotto il muro di fango. Ne sono entrati due metri dalla finestra della sua stanza. Il lettino con le sponde era lì. Ma lei era nel letto grande, fra papà e mamma. E papà è stato capace di spaccare il vetro e portarla fuori. Sollievo. E angoscia. La stanza degli ospiti, detta “stanza delle farfalle” affacciava su un torrente, ma io non lo sapevo, credevo che fosse un vicolo, una stradina tranquilla. Angoscia, rabbia.

E sollievo certo: stavamo per morire tutti, una bambina due ragazzine adolescenti una coppia di innamorati quarantenni e due Grandi Adulti ( ammaccati dentro e fuori, ma ancora pieni di voglia di vivere). Quattro generazioni riunite nella stessa casa, per la vacanza. Stavamo per morire e non siamo morti. Sembra una frase esagerata, ma è così. Sollievo, certo. E perfino un sorriso: il portafoglio di Mimmo è stato ritrovato in mare, un bel pezzo più il là, dalle parti di Scalo Balordi, da un signore che stava nuotando.

Poi le riserve di sollievo, ad un certo punto, spariscono.
Resta la banale umile disperazione della realtà: dove andranno tutte le cose? Quando rinascerà la casa? Rinascerà? E l’isola? La montagna mostra le zone smosse, quelle che ci sono cadute addosso. Ne cadranno ancora?

Che cosa succederà alla prossima pioggia? Il sindaco, neoeletto, mi è sembrato una persone di cuore e competente. E’ dal giorno dopo la tragedia che sta qui, a Stromboli, sul fronte dello scontento, caracollando nel fango. Promette che qualcosa si farà. Intanto arrivano 35 alpini, sempre nuovi giovani volontari, altri soggetti. Le ruspe bloccano le strade… mentre il piede spinge sulla pala e le carriole portano pezzi di montagna verso il mare.

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