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lunedì 17 ottobre 2022

"Presunta aggressione" al sindaco Arabia. Ci scrive la signora Iacono

Riceviamo e pubblichiamo:
Sulla vicenda della “presunta aggressione” al sindaco Arabia pubblicizzata il 6 settembre u.s. che ha avuto un forte eco mediatico evidenzio che la sottoscritta, Annamarina Iacono, nata a Santa Marina ed ivi residente, pronipote del notaro Giuffrè, primo sindaco di Santa Marina Salina, da tutti conosciuta in paese, si era recata in data 5 settembre in Comune per protestare con il Sindaco e chiedere l’immediato dissequestro del chiosco di proprietà di suo genero, avvenuto il 3 settembre, dissequestrato, poi, nei giorni scorsi in quanto il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha ritenuto che il chiosco non potesse essere oggetto di sequestro. 
La notizia della mia protesta è trapelata subito avendo il Consiglio Comunale e la Giunta di Santa Marina diramato un comunicato nel quale si descrive l’accaduto come “fatto a dir poco deplorevole e increscioso” e con i termini “aggressione, minacce ed insulti al Sindaco” e immortalando la “scena del crimine” con una foto che ritrae la scrivania del Sindaco in disordine e fogli sparsi a terra, scatenando così con la pubblicazione della notizia della mia protesta (tanto non bastasse!), commenti di odio, violenza, disprezzo nei miei confronti e nei confronti della ditta del mio genero.
Ritengo che sia il sequestro che la pubblicizzazione della mia legittima protesta, alla luce del dissequestro disposto dal Giudice, costituiscano, questi sì ,“fatti deplorevoli e incresciosi”! 
A proposito di quanto avvenuto il 5 settembre, ribadisco che non c’è stata nessuna aggressione ma soltanto la rivendicazione di un diritto, poi sancito dal tribunale. 
Io non ho mai aggredito né fisicamente, né verbalmente il Sindaco, né l’ho minacciato, né ho mai proferito alcuna parolaccia nei suoi confronti; sono una donna di una certa età e ritengo di essere una persona educata e per bene e di aver legittimamente protestato, chiedendo a gran voce, a tratti urlando, il dissequestro del chiosco, vista l’ingiustizia subita da mio genero.


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