La spiaggia di Portinente è innanzi tutto per gli abitanti dell’arcipelago eoliano e in particolare per quelli dell’isola di Lipari, un luogo della memoria. Memoria religiosa, culturale, sociale. Il senso e la storia della spiaggia di Portinente, infatti, strettamente coincidono con il culto di san Bartolomeo. Santo che è patrono e protettore delle sette isole eoliane. Come è risaputo, il corpo dell’apostolo navigando prodigiosamente dal Mediterraneo orientale giunse nell’isola di Lipari approdando proprio nella spiaggia di Portinente, lo si legge ad esempio nel Disegno historico della nobile e fidelissima Città di Lipari, scritto nel 1694 dallo storico Pietro Campis, (nella trascrizione e cura di Giuseppe Iacolino del 1980). L’arrivo del santo che, secondo la data fissata da fonti chiesastiche locali avvenne il 13 febbraio del 264, conferisce a Portinente una profonda valorazione simbolica che si mantiene nel corso del tempo. Dopo oltre un millennio, infatti, è sempre la spiaggia di Portinente il luogo prescelto per l’arrivo di una preziosa reliquia del santo donata dal Capitolo della Cattedrale di Venezia e portata nell’isola di Lipari da una nave della Regia Marina il 22 agosto 1926. In un lunghissimo arco di tempo, la spiaggia si conferma pertanto quale luogo che continua ad essere investito da processi sociali tesi a riconoscerlo come una scenografia marinara fortemente legata alla figura di San Bartolomeo.
E
quanto sia profondo quel processo di costruzione di senso che connota la
spiaggia di Portinente lo rivela anche il seguente episodio. Nel racconto di
Teodoro Studita (759-826), l’arrivo di san Bartolomeo è atteso nell’isola di
Lipari, essendo stato preceduto da un’annunciazione al vescovo Agatone, ma
quando la cassa con le spoglie del santo sta per toccare terra essa divenne
così pesante che gli uomini non riuscirono a tirarla a riva. Di fronte
a quel corpo che la forza degli
uomini non poté trasportare si ricorse all’aiuto di caste vitelle. (Teodoro
Studita, Oratio Encomiastica, in PG,
XCIX, 799) solo allora miracolosamente
il santo si lasciò portare a riva. L’episodio compare anche nell’opera del
Campis. Nella tradizione orale odierna il motivo del rifiuto del santo di
arrivare a terra tirato dalle braccia degli uomini persiste, cambia invece
l’immagine di chi trascinò la cassa a terra. Nella contemporaneità sono dei
bambini a fare approdare quella cassa senza sforzo e fatica e non degli
animali. Questa importante trasformazione è dovuta al fatto che le leggende, i
miti, i racconti, l’immaginario come ogni altro elemento della cultura, non sono immutabili nel tempo ma cambiano
perdendo quei motivi che nella comunità
non sono più funzionali. Riporto di
seguito qualche frammento dell’ampio repertorio dedicato al Santo da me
raccolto durante i rilevamenti etnografici nell’isola di Lipari per mostrare
come la forza evocativa della spiaggia di Portinente abbia portato sino a noi
narrazioni nate in un passato remoto:
- Quando arrivò san Bartolomeo, […] arrivò a Lipari, la cassa è a Portinente, […] non potevano
tirarlo di nudda manera per quanto era pesante! Vanno sette carusi […]
chiamano: “San Bartolomeo!”e San Bartolomeo se n’è salito a terra. Narratrice:
Nunziata Pavone, nata nel 1901, operaia delle cave di pomice. Canneto (Lipari),
16 agosto 1983.
-
[Il vescovo] ci diede quattro nastri [ai carusi] e ce li fece attaccare alla cassa. E allora San
Bartolo si fece bello leggero leggero leggero e i carusi lo pigliarono e lo
portarono nella spiaggia. Narratore: Vartuluzzu Ruggiero, nato nel 1924,
barbiere e musicista. Lipari, 31 agosto 1981.
-
Quando è arrivata la cassa a Porto delle Genti […] [i bambini] hanno portato la
cassa. Sembra un fatto strano ma mi dicevano che è perché i bambini non hanno peccato […]. I bambini sono puri.
Narratore: Bartolo Basile nato nel 1927, calzolaio. Lipari, 23 agosto 1995.
- San Bartolo […] l’ammazzarono. […] e lo
misero in una cassa di piombo e questi
pensavano che la cassa andasse a fondo […] invece galleggiò e venne ad
approdare qua a Portinente che c’è un grosso scoglio, uno scoglio grosso! ché
là restò che si chiama la cassa di San Bartolo.[…] Non ci voleva venire [San
Bartolo]! No no! Pensarono di pigliare tanti picciriddi, tanti carusi. […] li
misero là con delle corde che tiravano e così se ne venne. Che [San Bartolo]
volle venire a terra sino alla spiaggia co’ i picciriddi. Narratrice: Caterina
Vitaliano, nata nel 1906. Lipari, 23 agosto 1984.
Concludendo, tali testimonianze narrative
sono il risultato di una stratificazione di
antichi racconti e leggende che si sono accumulati intorno alla spiaggia
di Portinente, connotandola come un
luogo della memoria. Un luogo quindi
che va valorizzato e tutelato. Per quest’insieme di motivi alcuni anni
fa Anna Siracusano ed io abbiamo presentato la richiesta alla Regione
Siciliana. Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana per fare
inserire la spiaggia di Portinente nel Registro dell’Eredità Immateriali –
Libro degli Spazi simbolici. La richiesta è stata accolta il 14 aprile
2016 e la spiaggia di Portinente è stata il primo luogo delle isole Eolie ad essere inscritto
in tale importante Registro. Questa la motivazione: «La Spiaggia di Portinente ha un ruolo di grande pregnanza simbolica
nella storia dell’isola di Lipari e tuttora costituisce un tassello ineludibile
della sua identità». E ancora: «Un luogo che caratterizza in modo speciale
l’identità eoliana».
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