Nelle tradizioni marinare diffuse nelle isole e in tutti i porti, sono innumerevoli gli scongiuri usati dai naviganti e dai pescatori per placare burrasche e fortunali. Ma le Eolie sono la patria di Re Eolo, che donò ad Ulisse l’Otre dei Venti per poter tornare in patria e gli abitanti di queste isole veleggiavano fin dalla preistoria per tutto il Mediterraneo. Gli incantatori del mare e gli stregoni del vento eoliani erano conosciuti come i più potenti ed esperti del mondo antico, veri e propri “signori delle tempeste”.
Il taglio della tromba d’aria è testimoniato quindi innumerevoli volte, ma viene tenuto segreto e insegnato solo la notte di Natale in chiesa o al cimitero. Si dice infatti che sia talmente blasfemo che chi usa la formula, anche se per salvare la sua gente da morte certa, si condanni da solo alla dannazione eterna. La notte di Natale sarebbe l’unico momento tanto sacro da poter pronunciare tali scongiuri senza conseguenze.
Viene usato un coltello necessariamente nero, forse in ricordo delle antiche lame di ossidiana delle Isole. Con questo in pugno e mormorando le “formule” (che siano preghiere e/o bestemmie), gli scaramanti delle Isole possono “tagliare” la tromba d’aria e, spezzandola, annullarla in fievoli turbini di vento inoffensivo.
Viaggiatori, scenziati e studiosi, turisti e abitanti delle Isole Eolie raccontano di questa pratica da secoli e, in tutti i racconti, essa sembra funzionare perfettamente.Perfino il regista Antonioni, seccato, la riferisce: “Quando la vidi arrivare... (la tromba d’aria) ...gridai all’operatore di portare la macchina da presa subito e girare.
Monica Vitti aveva paura e allora uno dei pescatori che lavoravano per noi le disse che lui sapeva “tagliare” la tromba, suo padre gli aveva confidato le parole magiche in chiesa durante una notte di Natale anni prima: le pronunciò e la tromba svanì.
E io mi arrabbiai perché quella tromba era esattamente ciò che mi serviva per descrivere il mistero dell’isola”.