1) Le Aree Marine protette devono attribuire valore al territorio;
2) Ormai bisogna superare il concetto “proibire per proteggere”;
3) Ogni A.M.P. ha le sue specificità, da quelle più piccole atte alla ricerca a quelle inserite in più ampi sistemi turistici;
4) Le Aree Marine Protette possono creare nuove tendenze culturali e politiche, inserendosi nell’impostazione di valorizzazione di tradizioni e feste locali, enogastronomia, festivals di “saperi e sapori” del territorio. Questa visione culturale dell’identità locale viene intercettata dall’UNESCO.
5) “”Le AMP come aree per la conservazione di paesaggi culturali con continuità di usi tradizionali associati, con la promozione del turismo e delle attività ricreative””;
6) Non bisogna cadere nell’errore “tutto proibito ma quasi nulla controllato”;
7) Area protetta e territorio devono essere inscindibili aprendo a un turismo diversificato e diffuso lungo tutto l’anno, soprattutto grazie alla valorizzazione delle risorse naturali, storiche, archeologiche e folcloristiche;
8) L’area protetta non deve essere lo spazio speciale di cui il “potente” può disporre;
9) Attrarre segmenti specifici e differenziati di turismo in un contesto dove, mare, tutela dell’ambiente, didattica, attività sportive e ricreative rappresentano i temi offerti;
10) Si può creare un museo sommerso, percorsi archeologici subacquei, anche se fruibili da pochi;
11) L’AMP se da un lato deve servire per tutelare l’ambiente o difendere una specifica porzione di territorio dall’altro deve incrementare i fruitori del sistema turismo nella quale è inserita con saggie regolamentazioni;
12) Nel percorso di creazione e di regolamentazione non bisogna dimenticarsi dei “pescatori”, i quali in maniera attiva e costruttiva devono esprimersi sulle azioni di protezione messe in atto.
13) Deve sostenere le attività economiche locali se non crearne, secondo stretti requisiti di sostenibilità ambientale.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.