“Chiediamo
che il Ministero istituita una commissione di esperti che accerti eventuali responsabilità nella pianificazione,
progettazione e costruzione del Porto di Tremestieri stabilendo se, attraverso
il completamento dell’opera, i problemi che fino ad aggi non ne hanno permesso
un corretto funzionamento possano essere limitati oppure no. Nato nel 2006 con
l’obiettivo di impedire ai mezzi pesanti di attraversare il centro cittadino e
garantire la sicurezza stradale, il Porto di Tremestieri è stato, per 8 lunghi
anni, soltanto un susseguirsi di insabbiamenti,
mareggiate, chiusure, interventi
emergenziali e di ripristino. Con l’unica conseguenza che, invece di
rappresentare quel doppio attracco in zona periferica che avrebbe dovuto tenere
i tir fuori dalle arterie centrali, ha comportato spese insostenibili, a fronte
di benefici pressoché inesistenti”.
Il PortaVoce
del MoVimento 5 Stelle, Francesco D’Uva,
si rivolge direttamente al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e
porta le anomalie del caso Tremestieri anche a Roma.
Una lunga
interrogazione quella depositata dal deputato, in cui viene analizzato tutto
l’iter della costruzione e dell’evoluzione del Porto di Tremestieri, a partire
dal 2006, anno di nascita, passando dal 2008, quando a causa di alcune
mareggiate il Porto è soggetto a lavori di riparazione per un costo di 3,8 milioni di euro (finanziati
interamente con appositi fondi pubblici statati), per arrivare al 2011, quando
il crollo dell’intera diga foranea
comporta la sua chiusura per altri 3 anni, e poi nel 2014, quando a pochi mesi
dalla sua rientrata a pieno regime un ennesimo insabbiamento ne provoca
un’altra chiusura, fino ad oggi, quando raffiche di vento e conseguenti
insabbiamenti continuano a costringerne la non fruizione. A tal proposito, lo
scorso 24 febbraio, anche il Comune di
Messina ha dichiarato di voler far luce sull’intera vicenda rivolgendosi
direttamente alla Procura della Repubblica per accertare se vi siano state
eventuali responsabilità nelle fasi di progettazione e costruzione
dell’attracco.
“E’ lecito a
questo punto – afferma D’Uva – domandarsi su quali basi tecniche si stia per
portare avanti il progetto di allargamento e completamento dell’opera, che costerà 120 milioni di euro. E’ lecito
domandarsi se non sia il caso di effettuare, prima, un accertamento di
carattere tecnico da parte del Ministero che stabilisca se, attraverso il
completamento dell’opera, i problemi del Porto possano essere limitati, oppure
se sia necessario una riprogettazione dell’intera area di attracco di
Tremestieri”.
La deputata Valentina Zafarana, PortaVoce del MoVimento 5 Stelle all’ARS, si rivolge direttamente alla Regione Siciliana chiedendo che “faccia la sua parte evitando di permettere la distruzione di un territorio e l'ennesima mangiatoia di soldi pubblici. Meno di un mese fa sono stati stanziati 400mila euro per una mini-gara che ha come obiettivo finale il dragaggio dell'invasatura insabbiata. Sappiamo già che il problema del porto è di natura strutturale, e qualcuno dovrà dirci di chi sono le responsabilità, ma non possiamo accettare ancora questo stillicidio di piccoli interventi palliativi che si traducono solo in spese ingenti e inevitabili, oltre che, guarda caso, in vantaggi per i soliti privati che restano l'unica alternativa all'attraversamento dello Stretto dei mezzi pesanti, con profondissime e ormai note ricadute anche sull'intera città”.“E’ fondamentale - conclude D’Uva – capire se, in una zona costiera come quella di Tremestieri, interessata non solo dal fenomeno delle mareggiate ma anche da quello dell’erosione costiera l’ampliamento del porto possa essere la soluzione o l’ennesima beffa e spesa di denaro pubblico”.
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