Riceviamo dall'insegnante Lina Paola Costa e pubblichiamo:
Lipari, 28 settembre
2016
Oggetto: il tormento in
via Stradale
La scuola vale poco
nell’immaginario collettivo. Meno di molte altre voci e servizi di cui una
società si dota. Vale poco chi la frequenta, perché non vota.
Vale poco chi la fa, perché
non produce un reddito cumulabile e monetizzato. Vale meno dei corsi privati e
dei laboratori fantasiosi, dove qualsiasi individuo/imprenditore detta legge.
Meno delle sagre di
contrada, della “cerca” per le novene periodiche, dei fuochi d’artificio che si
sparano ad ogni sposalizio.
Se valesse la scuola, chi
la fa e chi la frequenta, non accadrebbero nemmeno per sbaglio vicende come
quella di oggi, quando dopo le otto in via Stradale si inizia a trivellare la
strada per dei lavori di rete, in barba al fatto che la aule del plesso
scolastico vengono inondate di rumore, di terra, puzza di gasolio…
All’altezza dello slargo
del palazzetto dello sport, la ruspa e altri motori
diesel sono allo stesso livello delle narici e delle orecchie di noi che siamo
dentro, adulti e bambini, a fare il nostro dovere con une dose di gioia di
vivere che si alimenta a prescindere da tutto.
Vengono in mente le
giornate in cui la sega elettrica potava gli eucalipti: sempre in orario
scolastico, sempre appena iniziate le lezioni, mai un giorno o una settimana
prima, mai dopo le tre del pomeriggio, che magari sarebbe un orario più
ragionevole a lezioni finite...
Fa caldo, ma chiudiamo i
vetri. Il rumore frastorna, ma si studia lo stesso, alleggerendo la consegna di
lavoro. Si alza la terra accanto alla ringhiera, allora abbassiamo a metà le
tapparelle e coloriamo un disegno in penombra.
Ci vorrebbero due foto per
documentare quanto sta succedendo. Ma non uso l’I-phone in classe e i
giornalisti chissà dove sono…
Alle dieci il tormento è
finito. Come pubblico ufficiale e dipendente Miur ho segnalato il disagio alla
mia segreteria prima delle nove, secondo quanto mi compete.
Come cittadina, persona pensante,
adulta, lavoratrice ed elettrice sono indignata: perché l’assessore ai lavori
pubblici non coordina queste opere con la pubblica istruzione, preventivamente?
Perché non si esige il
rispetto degli orari di attività didattica quando si opera a ridosso dei plessi
scolastici?
Perché gli operai in strada
indossano mascherina e gilet previsto dalla normativa sulla sicurezza e noi che
lavoriamo dentro dobbiamo subire questa mancanza di rispetto di norme
sull’igiene, il rumore e la polvere?
Ci sono alunni e docenti
affetti da tosse asmatica, tanto per portare un esempio. Il supervisore della
ditta sul posto, di Pace del Mela, ha avuto l’accortezza di diradare il disagio
e muoversi con gentilezza proprio sotto le finestre delle classi prime, ma il
lavoro doveva concludersi…
Chi lo ha autorizzato
dovrebbe invece domandarsi se ha svolto bene il proprio dovere. E che idea ha
della scuola e di chi vi sta dentro.
Lina Paola Costa
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