Caterina Conti |
Una vecchia storia mai
dimenticata, dedicata a tutti per mostrare come gli uomini al mondo sono uguali
nel bene e nel male. Dedicata in
particolare ad un amico intransigente.
Non sempre ho raccontato tutto e questa è una di quelle storie
terribili e belle della vita mia e di mia madre.
Eravamo all’inizio dell’estate del 43 e già io, mamma e Gianni eravamo
da qualche giorno arrivati a Milazzo.
Mamma quell’anno aveva insegnato a Barcellona e finita la scuola aveva avuto
l’autorizzazione del preside di potere recarsi a Milazzo per rientrare alle
Eolie. Avevamo fatto Barcellona – Milazzo dietro un carretto tirato da un uomo
che trasportava le nostre masserizie. Io mamma e Gianni molto spesso piangente
per le scarpe rotte con l’asfalto che bruciava. A Milazzo avevamo trovata affettuosa
ospitalità , come ho già detto altre volte , nella casa temporaneamente disabitata
poichè la famiglia era fuggita in un posto più sicuro, da Bartolo Casamento,
nostromo delle nostre navi.
La sera del nostro arrivo a Milazzo, mamma incontrò per caso il
comandante della nave che faceva servizio Milazzo – Lipari, che Le disse tra le
lacrime, che aveva ricevuto l’ordine di lasciare Milazzo per andare non so dove
e che aveva la nafta o per portare la nave in salvo a Lipari, oppure per andare
alla destinazione indicata. La nave purtroppo eseguì gli ordini e poi fu affondata,
per cui noi rimanemmo a Milazzo completamente tagliati fuori da qualsiasi
collegamento
con le isole. Così come dicevo, passarono alcuni giorni ed arrivò a
casa nostra il primo reduce liparoto di
questa storia. Eravamo come dicevo io mamma e Gianni, io gli cedetti il mio
letto e dividemmo quel poco che c’era da
mangiare, generalmente spighe di granone arrostite e pomodori con il sale.
L’indomani mattina ci arrivò la notizia che forse un motoveliero stava venendo
a Milazzo per ritornare a Lipari, per cui noi 4 compreso l’ospite ci muovemmo
verso il porto. In quel momento sulla parte sinistra del porto vi era
ormeggiata una bellissima nave tedesca che attirava bombardamenti uno dietro
l’altro anche 10-15 volte al giorno. Noi 4 arrivammo sulla banchina in attesa
del famoso motoveliero. Mentre eravamo lì arrivarono i bombardieri americani e
noi ci rifugiammo nell’ingresso dell’albergo Stella d’Italia, situato sulla
banchina nel posto dove una volta c’erano “ i gioielli del Mare”il cui ingresso
con le porte spalancate dava un certo senso di sicurezza e accoglienza.
Isabella Conti Eller Vainicher |
Ci rifugiammo al suo interno tutti e quattro. Mamma era una donna che
zoppicava moltissimo, sostenuta da un ferro nella scarpa sinistra del piede,
Gianni di circa 3 anni e io che ne avevo 8 scarsi. Le bombe continuavano a
piovere ed evidentemente eravamo nel posto più periccoloso di tutta la città. A
un certo punto il nostro ospite liparoto ci disse aspettate che vengo subito e
andò via. Noi, evidentemente, lo attendemmo per un certo tempo con la certezza
che lo avremmo rivisto. Poichè lui non arrivava uscimmo fuori, girammo l’angolo
sulla strada parallela al porto e cominciammo a correre verso la stazione. Il
sole picchiava e le bombe cadevano a breve distanza. Noi arrancavamo perché
avevamo qualche piccolo bagaglio, che non avevamo avuto il coraggio di
abbandonare e Gianni piangeva. A un certo punto dal nulla arriva un
giovanissimo marinaio tedesco il quale ghermisce Gianni e comincia a correre
davanti a noi sempre verso la zona più tranquilla e più lontana dai
bombardamenti. Ogni tanto si girava per controllare che noi lo seguivamo.
Questo fino a quando non giunse in una zona abbastanza sicura dove lasciò
Gianni e ci salutò con la mano da lontano. Tutta la mia vita ho pensato a Lui
con gratitudine e ho pregato che il buon Dio lo abbia risparmiato. La nave tedesca
poi fu affondata fuori Milazzo i bombardamenti americani continuarono per oltre
un mese e mezzo, il reduce liparoto prese il motoveliero che benomale alla fine
era arrivato e noi lo ritrovammo a Lipari quando rientrando con i reduci, il
vescovo e padre Adornato ritrovammo la via di casa. Quel signore aveva avuto la
faccia tosta di venirci a salutare al nostro arrivo.
A questo punto ritengo che sia opportuno dire
: no comment. Questa è la vita , il mondo e gli uomini.
Caterina Conti
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