Per prima cosa ritengo che in una Nazione come l’Italia dove non cambia nulla da 30 anni ,anche un minimo cambiamento è un segnale di riscossa, una gratificazione per il popolo che finalmente vede “ricompensato” un voto che servirà ad aprire una breccia nell’immobilismo degli ultimi decenni.
Non si può certo affermare che quella che ci apprestiamo ad approvare apponendo un SI nella scheda elettorale non sia una riforma perfetta,ma l’impegno del Premier a modificare la legge elettorale toglie parecchi alibi a coloro sostenitori del “no”i quali hanno argomentato con un pericolo di deriva plebiscitaria.
Questo cambiamento ci farà acquisire certamente credibilità nei confronti degli altri stati europei che finalmente vedranno l’Italia come un paese e un popolo deciso a cambiare almeno “qualcosa”.
Votare no significa perdere tutti,significa votare per lasciare le cose come stanno,significa avere dopo tanti anni l’occasione per modificare cio che da sempre critichiamo e bolliamo come ineffiicente e lasciarla passare con un no a a chi?a cosa?
Ecco questo è il quesito:a chi serve il no?
Piuttosto esprimerei un SI alla volontà di provare a cambiare questo paese.
Confido nei giovani che nel processo avviato di rottamazione vedano la speranza di un futuro migliore.
Sergio La Cava
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