Ho letto la proposta di riforma costituzionale e non mi piace, ma voterò Si. Voterò Si evitando scrupolosamente di ascoltare le ragioni di illustri ministri, deputati e sostenitori della riforma perché c’è il rischio che mi lasci prendere dal disgusto e non vada a votare, ma resisterò.
Capisco quei sostenitori del No che insistono nel dire che si poteva fare di meglio, che il testo è confuso, che sarebbero bastate solo alcune righe per dimezzare il numero dei deputati, diversificare le competenze tra Camera e Senato, ridurre i costi del funzionamento delle istituzioni. Li capisco ma so anche che non sarebbe mai stato possibile. La prova è che ad oggi non c’è riuscito nessuno. Le riforme, anche quelle costituzionali, sono sempre il frutto di mediazioni, la nostra mediocre classe politica non poteva pretendere di produrre di meglio che una riforma mediocre. Ma voterò Si. Voterò Si perché so che questa è l’ultima occasione che ho per vedere almeno avviato un processo di riforma delle istituzioni, perché se dovesse vincere il No, come è fortemente probabile, la strada per le riforme sarà chiusa definitivamente, perché nessuno avrà la forza di imporre a chi gode dei privilegi di un sistema ormai inattuale di rinunciarvi per il bene dell’Italia.
Voterò Si perché il sistema delle autonomie regionali si è rivelato un disastro, perché vivendo in una regione a statuto speciale (che purtroppo rimarrà tale) da tempo ormai al dissesto, che produce personale politico di infimo valore, servo di burocrati e boiardi, mi ostino a sognare la fine di questa pestifera autonomia.
Voterò Si perché non è ammissibile che in un paese civile e moderno si corra ancora il rischio di avere due camere, entrambe depositarie del diritto di esprimere la fiducia, composte da due maggioranze diverse. Voterò Si anche se non capisco che senso abbia un Senato costituito da Consiglieri regionali e Sindaci che, di fatto, non avranno alcun potere ma godranno dell’immunità parlamentare. Voterò Si perché nonostante tutto preferisco quel Senato a questo attuale.
Voterò Si perché se la proposta di riforma è proprio brutta, lasciare le cose come stanno è ancora peggio.
Capisco che la mia opinione conti niente, ma renderla pubblica mi sottrarrà agli inviti dei sostenitori del Si a partecipare alle loro manifestazioni, con la conseguenza che se vado ad ascoltarli rischio di cambiare idea, ed ai pressanti inviti di quelli del No, pateticamente abbandonati alla nostalgia, che mi ispirano tuttavia tanta tenerezza.
Capisco quei sostenitori del No che insistono nel dire che si poteva fare di meglio, che il testo è confuso, che sarebbero bastate solo alcune righe per dimezzare il numero dei deputati, diversificare le competenze tra Camera e Senato, ridurre i costi del funzionamento delle istituzioni. Li capisco ma so anche che non sarebbe mai stato possibile. La prova è che ad oggi non c’è riuscito nessuno. Le riforme, anche quelle costituzionali, sono sempre il frutto di mediazioni, la nostra mediocre classe politica non poteva pretendere di produrre di meglio che una riforma mediocre. Ma voterò Si. Voterò Si perché so che questa è l’ultima occasione che ho per vedere almeno avviato un processo di riforma delle istituzioni, perché se dovesse vincere il No, come è fortemente probabile, la strada per le riforme sarà chiusa definitivamente, perché nessuno avrà la forza di imporre a chi gode dei privilegi di un sistema ormai inattuale di rinunciarvi per il bene dell’Italia.
Voterò Si perché il sistema delle autonomie regionali si è rivelato un disastro, perché vivendo in una regione a statuto speciale (che purtroppo rimarrà tale) da tempo ormai al dissesto, che produce personale politico di infimo valore, servo di burocrati e boiardi, mi ostino a sognare la fine di questa pestifera autonomia.
Voterò Si perché non è ammissibile che in un paese civile e moderno si corra ancora il rischio di avere due camere, entrambe depositarie del diritto di esprimere la fiducia, composte da due maggioranze diverse. Voterò Si anche se non capisco che senso abbia un Senato costituito da Consiglieri regionali e Sindaci che, di fatto, non avranno alcun potere ma godranno dell’immunità parlamentare. Voterò Si perché nonostante tutto preferisco quel Senato a questo attuale.
Voterò Si perché se la proposta di riforma è proprio brutta, lasciare le cose come stanno è ancora peggio.
Capisco che la mia opinione conti niente, ma renderla pubblica mi sottrarrà agli inviti dei sostenitori del Si a partecipare alle loro manifestazioni, con la conseguenza che se vado ad ascoltarli rischio di cambiare idea, ed ai pressanti inviti di quelli del No, pateticamente abbandonati alla nostalgia, che mi ispirano tuttavia tanta tenerezza.
Lino Natoli
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