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martedì 12 febbraio 2019

Sansovino, cinque rinvii a giudizio e un patteggiamento nell’udienza preliminare per la tragedia della Sansovino

Si è conclusa con cinque rinvii a giudizio e un patteggiamento l’udienza preliminare per la tragedia della nave Sansovino, verificatasi il 29 novembre 2016, al molo Norimberga, in cui persero la vita tre marittimi: Cristian Micalizzi di Messina, Gaetano D’Ambra di Lipari e Santo Parisi di Terrasini. 
Il gup Simona Finocchiaro ha rinviato a giudizio quattro persone più una società. Sono stati rinviati a giudizio Luigi Genghi, armatore della motonave Sansovino, Domenico Cicciò, ispettore tecnico della società Caronte&Tourist Isole Minori Spa, Fortunato De Falco, direttore di macchina (nei suoi confronti il gup Finocchiaro ha rigettato una proposta di patteggiamento), Josuè Agrillo Dpa della società di gestione Seastar Shipping Navigation Ltd, società deputata al controllo ed alla verifica della corrette attuazione delle procedure previste dal manuale di gestione della sicurezza a bordo della Sansovino, e infine la società Caronte&Tourist Isole Minori Spa.
Il processo comincerà il 28 ottobre prossimo davanti al giudice monocratico della seconda sezione penale.
Ha scelto invece la strada del patteggiamento il comandante della nave Salvatore Virzì, che ha concordato 2 anni (pena sospesa). Omicidio colposo e violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro sono le accuse contestate a vario titolo.
L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Marco Accolla, Roberto Conte e Federica Rende, ha concluso che i tre marittimi morirono a causa delle esalazioni tossiche. Nella richiesta di rinvio a giudizio i sostituti procuratori contestavano di aver affidato al personale di bordo «sprovvisto di adeguata formazione e di idonei dispositivi di protezione» i lavori «di svuotamento delle casse di raccolta delle acque di garage situate all’interno dello spazio vuoto ponte stiva 1 (la “stivetta”), non procedendo «alla necessaria caratterizzazione del liquido contenuto all’interno delle casse che avrebbe consentito di accertarne l’effettiva composizione e di predisporre adeguati strumenti di bonifica e smaltimento».

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