Ritengo doveroso, e non per protagonismo, esporre sinteticamente quanto a mio avviso sarebbe necessario ottenere dopo la fatidica data del 3 aprile.
Non è LA soluzione né una ricetta magica. È una necessaria azione politica che la nostra comunità, attraverso l’autorevole voce del Sindaco, deve chiedere alle autorità costituite, e cioè il riconoscimento di alcune deroghe per una parte delle categorie produttive della nostra comunità al momento “indenne” al Coronavirus, grazie all’azione del Sindaco e della Sua Amministrazione.
Condivido totalmente quanto il Sindaco ha fatto per garantire la nostra incolumità, lo stop degli arrivi di “esterni” ed il rispetto tassativo del Decreto Presidenziale, e questa “chiusura” dovrà continuare ad essere attuata fino a quando sarà necessario.
Premesso ciò, credo che dopo il 3 aprile si possa, anzi si debba, necessariamente valutare l’opportunità di consentire ad alcune categorie di tornare ad una “pseudo normalità”, di tornare a produrre “reddito” per le proprie famiglie. Non certo un “rompete le righe”, non certo una totale libertà di azione, ma l’individuazione di ulteriori categorie - oltre quelle già individuate nel DPCM - che in considerazione dell’assenza del virus nel nostro territorio possano tornare a lavorare e produrre per sostenere le proprie famiglie.
Non è LA soluzione né una ricetta magica. È una necessaria azione politica che la nostra comunità, attraverso l’autorevole voce del Sindaco, deve chiedere alle autorità costituite, e cioè il riconoscimento di alcune deroghe per una parte delle categorie produttive della nostra comunità al momento “indenne” al Coronavirus, grazie all’azione del Sindaco e della Sua Amministrazione.
Condivido totalmente quanto il Sindaco ha fatto per garantire la nostra incolumità, lo stop degli arrivi di “esterni” ed il rispetto tassativo del Decreto Presidenziale, e questa “chiusura” dovrà continuare ad essere attuata fino a quando sarà necessario.
Premesso ciò, credo che dopo il 3 aprile si possa, anzi si debba, necessariamente valutare l’opportunità di consentire ad alcune categorie di tornare ad una “pseudo normalità”, di tornare a produrre “reddito” per le proprie famiglie. Non certo un “rompete le righe”, non certo una totale libertà di azione, ma l’individuazione di ulteriori categorie - oltre quelle già individuate nel DPCM - che in considerazione dell’assenza del virus nel nostro territorio possano tornare a lavorare e produrre per sostenere le proprie famiglie.
Adolfo Sabatini (consigliere comunale)
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