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sabato 11 giugno 2022

"La storia delle Eolie". Conosciamola attraverso lo storico La Greca. 11 Giugno 1986: La tragedia del "Freccia di Messina" .

11 giugno 1986
La tragedia del “Freccia di Messina”

Sessantatrè persone sull'aliscafo, compresi i 6 dell'equipaggio: tre morti e trenta feriti. Questo il bilancio definitivo della prima tragedia che ha coinvolto gli aliscafi in servizio tra Milazzo e le Isole Eolie. L'efficienza dei soccorsi impedì che il “Freccia di Messina” aliscafo della Snav, incendiatosi, a tre miglia da Capo Milazzo, si trasformasse in una gigantesca bara galleggiante. Le vittime potevano essere decine.
Ma andiamo per ordine:
Subito dopo la partenza da Milazzo, intorno alle 14,30, a circa tre miglia dal Capo, una signora ha gridato di sentire puzza di bruciato. Mentre gli uomini dell’equipaggio iniziavano i controlli del caso, viene aperta la botola della sala macchine ed usciva il  motorista. Ma l’incendio, evidentemente, stava covando proprio laggiù, tra cavi, tubi e motori. L’apertura della botola (l’entrata dell’aria fini con l’alimentare il fuoco) fa da detonatore. Dalla stessa botola escono, infatti, lingue di fuoco che hanno subito attaccato la grande cabina. I passeggeri, terrorizzati, hanno cercato di guadagnare l’uscita, spingendosi disperatamente e calpestandosi. Il comandante dava l'ordine di lanciarsi in mare. L'equipaggio si dava da fare per calmare i passeggeri ormai in preda al panico. Venivano gettati in acqua gli “atolli”. Ormai però il fuoco era inarrestabile. Intanto i passeggeri cercavano scampo dal fuoco in ogni angolo dell’aliscafo. Poi, i più giovani, hanno cominciato a buttarsi in acqua. Intanto, nell'attesa del soccorsi, l'aliscafo era avvolto dalle fiamme.
Il segnale di soccorso lanciato dal capitano, veniva, intanto, raccolto a terra, dal traghetto “Bellini”, da almeno due o tre mercantili e da motoscafi di altura che transitavano nella zona. È stato subito un accorrere generoso. L’aliscafo “Freccia di Sicilia”, che, proprio in quel momento, incrociava il mezzo “gemello”, si era fermato di botto e si era avvicinato lanciando in mare salvagente, funi, battellini autogonfiabili e tutto quanto poteva galleggiare. Sul “Freccia di Messina”, nel frattempo, il fuoco aveva raggiunto proporzioni gigantesche e non c’era più un angolo per ripararsi. Molti passeggeri, erano aggrappati sulle scalette e sulle strutture della poppa, facevano grandi gesti e continuavano a buttarsi in mare. Dall’aliscafo “Freccia di Sicilia”, intanto, si erano buttati in mare anche un gran numero di volontari, oltre ad alcuni uomini di equipaggio. Scene di panico ed episodi di grande coraggio.
Lo SOS, intanto, era stato già raccolto anche dal Comando militare marittimo autonomo della Sicilia, dalle stazioni radio dei carabinieri, della polizia e dei vigili del fuoco. Si levavano in volo due elicotteri della Marina, un elicottero dei carabinieri e uno della polizia. Prendevano il largo anche alcuni rimorchiatori e motovedette della capitaneria di Porto di Messina e di Milazzo. Gli ultimi passeggeri a buttarsi a mare erano i più anziani, ma alla fine tutti erano in acqua, compresi gli uomini dell’equipaggio e il capitano. Il ritardo a buttarsi fuori bordo dall’aliscafo era stato fatale per le tre vittime Adele Di Pietro, 60 anni; Aurelia Leone, anche lei sessantenne; Angela Manasseri, di 55 anni, di San Fratello.
La Manasseri e la Leone, aggrappate alla scaletta di poppa, quando l’hanno fatto avevano i vestiti che stavano già bruciando. Erano, quindi, già orrendamente ustionate. I soccorsi le hanno ripescate in acqua quando, ormai, non c’era più niente da fare ed è stato difficile anche identificarle perché, trascinate dalle onde, avevano perso vestiti e documenti.
Lentamente, tutti coloro che si trovavano in mare, venivamo comunque soccorsi, ad uno ad uno, dagli uomini dell’ormai imponente gruppo di barche, navi e motoscafi e rimorchiatori che continuavano a giungere nella zona, mentre il “Freccia di Messina” continuava a bruciare.
Tutti i naufraghi vengono trasportati all'ospedale di Milazzo; i feriti erano tutti in buone condizioni e nei due giorni successivi lasceranno l’ospedale.
Il relitto dell'aliscafo, trainato nel porto di Milazzo, era un ammasso di rottami irriconoscibili, L'incendio, sviluppatosi nella sala macchine, aveva ridotto l'aliscafo ad una chiatta.
Il giorno dei funerali a Lipari il consiglio comunale proclama il lutto cittadino, in tutte le isole, scuole e negozi rimangono chiusi. I funerali delle due vittime della sciagura, quelli di Aurelia Leone e Adele Di Pietro,  a Pianoconte e a Quattropani si svolgono di fronte ad una folla commossa e silenziosa, ciò non evita le polemiche. Sott'accusa erano la precarietà dei collegamenti fra Milazzo e l'arcipelago delle Eolie, fino al giorno prima legate al funzionamento dei servizi, dopo la tragedia si aggiungevano anche i timori per la sicurezza dei passeggeri amplificati dall’incidente del giorno successivo.
Ero sull’aliscafo “Freccia di Sicilia” e non dimenticherò mai quello che ho visto quel giorno; l’aliscafo in fiamme, la gente attaccata alle sbarre di poppa dell’aliscafo che bruciava, lo sguardo impaurito e pieno di panico di tante persone che conoscevo. L’abbraccio liberatorio quando li abbiamo tirati a bordo. 

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