La tragedia del “Freccia di Messina”
Sessantatrè persone sull'aliscafo, compresi i 6 dell'equipaggio: tre morti e trenta feriti.
Questo il bilancio definitivo della prima tragedia che ha coinvolto gli
aliscafi in servizio tra Milazzo e le Isole Eolie. L'efficienza dei soccorsi impedì
che il “Freccia di Messina” aliscafo
della Snav, incendiatosi, a tre miglia da Capo Milazzo, si trasformasse in una
gigantesca bara galleggiante. Le vittime potevano essere decine.
Ma andiamo
per ordine:
Subito
dopo la partenza da Milazzo, intorno alle 14,30, a circa tre miglia dal Capo,
una signora ha gridato di sentire puzza di bruciato. Mentre gli uomini
dell’equipaggio iniziavano i controlli del caso, viene aperta la botola della
sala macchine ed usciva il motorista. Ma
l’incendio, evidentemente, stava covando proprio laggiù, tra cavi, tubi e
motori. L’apertura della botola (l’entrata dell’aria fini con l’alimentare il
fuoco) fa da detonatore. Dalla stessa botola escono, infatti, lingue di fuoco
che hanno subito attaccato la grande cabina. I passeggeri, terrorizzati, hanno
cercato di guadagnare l’uscita, spingendosi disperatamente e calpestandosi. Il
comandante dava l'ordine di lanciarsi in mare. L'equipaggio si dava da fare per
calmare i passeggeri ormai in preda al panico. Venivano gettati in acqua gli “atolli”. Ormai però il fuoco era
inarrestabile. Intanto i passeggeri cercavano scampo dal fuoco in ogni angolo
dell’aliscafo. Poi, i più giovani, hanno cominciato a buttarsi in acqua. Intanto,
nell'attesa del soccorsi, l'aliscafo era avvolto dalle fiamme.
Il segnale
di soccorso lanciato dal capitano, veniva, intanto, raccolto a terra, dal
traghetto “Bellini”, da almeno due o tre mercantili e da motoscafi di altura
che transitavano nella zona. È stato subito un accorrere generoso. L’aliscafo “Freccia di Sicilia”, che, proprio in
quel momento, incrociava il mezzo “gemello”, si era fermato di botto e si era avvicinato
lanciando in mare salvagente, funi, battellini autogonfiabili e tutto quanto
poteva galleggiare. Sul “Freccia di Messina”, nel frattempo, il fuoco aveva
raggiunto proporzioni gigantesche e non c’era più un angolo per ripararsi.
Molti passeggeri, erano aggrappati sulle scalette e sulle strutture della
poppa, facevano grandi gesti e continuavano a buttarsi in mare. Dall’aliscafo
“Freccia di Sicilia”, intanto, si erano buttati in mare anche un gran numero di
volontari, oltre ad alcuni uomini di equipaggio. Scene di panico ed episodi di
grande coraggio.
Lo SOS,
intanto, era stato già raccolto anche dal Comando militare marittimo autonomo
della Sicilia, dalle stazioni radio dei carabinieri, della polizia e dei vigili
del fuoco. Si levavano in volo due elicotteri della Marina, un elicottero dei
carabinieri e uno della polizia. Prendevano il largo anche alcuni rimorchiatori
e motovedette della capitaneria di Porto di Messina e di Milazzo. Gli ultimi
passeggeri a buttarsi a mare erano i più anziani, ma alla fine tutti erano in
acqua, compresi gli uomini dell’equipaggio e il capitano. Il ritardo a buttarsi
fuori bordo dall’aliscafo era stato fatale per le tre vittime Adele Di
Pietro, 60 anni; Aurelia Leone, anche lei sessantenne; Angela
Manasseri, di 55 anni, di San Fratello.
La
Manasseri e la Leone, aggrappate alla scaletta di poppa, quando l’hanno fatto
avevano i vestiti che stavano già bruciando. Erano, quindi, già orrendamente
ustionate. I soccorsi le hanno ripescate in acqua quando, ormai, non c’era più
niente da fare ed è stato difficile anche identificarle perché, trascinate dalle
onde, avevano perso vestiti e documenti.
Lentamente,
tutti coloro che si trovavano in mare, venivamo comunque soccorsi, ad uno ad
uno, dagli uomini dell’ormai imponente gruppo di barche, navi e motoscafi e
rimorchiatori che continuavano a giungere nella zona, mentre il “Freccia di
Messina” continuava a bruciare.
Tutti i
naufraghi vengono trasportati all'ospedale di Milazzo; i feriti erano tutti in
buone condizioni e nei due giorni successivi lasceranno l’ospedale.
Il relitto
dell'aliscafo, trainato nel porto di Milazzo, era un ammasso di rottami
irriconoscibili, L'incendio, sviluppatosi nella sala macchine, aveva ridotto
l'aliscafo ad una chiatta.
Il giorno
dei funerali a Lipari il consiglio comunale proclama il lutto cittadino, in
tutte le isole, scuole e negozi rimangono chiusi. I funerali delle due vittime
della sciagura, quelli di Aurelia Leone e Adele Di Pietro, a Pianoconte e a Quattropani si svolgono di
fronte ad una folla commossa e silenziosa, ciò non evita le polemiche.
Sott'accusa erano la precarietà dei collegamenti fra Milazzo e l'arcipelago
delle Eolie, fino al giorno prima legate al funzionamento dei servizi, dopo la
tragedia si aggiungevano anche i timori per la sicurezza dei passeggeri
amplificati dall’incidente del giorno successivo.
Ero
sull’aliscafo “Freccia di Sicilia” e non dimenticherò mai quello che ho visto
quel giorno; l’aliscafo in fiamme, la gente attaccata alle sbarre di poppa
dell’aliscafo che bruciava, lo sguardo impaurito e pieno di panico di tante
persone che conoscevo. L’abbraccio liberatorio quando li abbiamo tirati a bordo.
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