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sabato 11 giugno 2022

... adesso non ci deludete! (di Francesco Coscione)

Tutte le volte che, nella mia vita, ho urlato è sempre stato un atteggiamento sbagliato. L'ho fatto per impormi, per impressionare, per paura, per intimorire, per avere ragione avendo torto, per dare sfogo alle mie repressioni. Ogni volta, come minimo, ho dovuto scusarmi e, comunque, il tutto mi ha lasciato male.

Ho sperato in una campagna elettorale diversa, accorata, sentita ed educata. Ho sperato nei giovani perché credo fortemente in loro, nella loro forza, nei loro ideali puliti, nella loro capacità di inventarsi e di credere nel futuro. Ho sperato nei "vecchi" per la saggezza, l'esperienza, il vissuto e la loro voglia di riuscire, insieme ai primi, a fare nuovo questo arcipelago. 
Ho sentito e visto interi comizi poggiati, per la maggior parte, su accuse verso gli altri candidati, derisioni, sberleffi, racconti delle altrui incapacità. Li ho visti andare a due a due, purtroppo non per annunciare il Vangelo, ma comunque con in mano i santini, di casa in casa. Spedire messaggi a tutti i contatti intasando telefoni e pazienza altrui. 
Qualcuno dice che è normale foga elettorale. No, non è "normale"! Per me non lo è. Se fosse veramente desiderio di "servizio" saremmo dovuti andare noi elettori a casa per pregare il nostro preferito di candidarsi, invece, come sempre, il desiderio della poltrona fa perdere il senno e fa comparire la frenesia del "gli altri accusano, accuso anche io". 
Adesso davanti abbiamo il desiderio di futuro, la speranza, la voglia di rinascita. La matita e la scheda sono l'unico mezzo che la civiltà conosca per scegliere. Noi elettori siamo una forza, il nostro voto è una forza, purché sia libero e cosciente. 
E le urla? Vabbe', dai, è passato. Vi conosciamo, vi vogliamo bene. Da lunedì però, non ci deludete, non vi dimenticate di noi, non abbandonate la nave nella tempesta, parlate alla gente, a quelli che vi hanno votato e no. Avete desiderato tanto essere eletti, adesso dimostrate che ne è valsa la pena. 
Buon lavoro.
Francesco Coscione

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