Una azienda/società ha come primario obiettivo far quadrare i conti e distribuire utili per i propri soci, da qui, la professionalità da sempre dimostrata dalle società/aziende italiane, nel giocare con i numeri.
Siremar non fa eccezione solo che questa volta i numeri sono uomini e donne che si battono per il mantenimento del loro posto di lavoro e per la salvaguardia delle tratte sociali delle isole “minori” siciliane.
Ed è così che Siremar dopo aver fatto qualche calcolo sui risultati dello sciopero del 14 scorso, ha sentenziato: la partecipazione allo sciopero è stata del 30% della forza lavoro.
Fatti due brevi calcoli sulla base dei comunicati stampa delle organizzazioni sindacali tra le quali l’U.S.C.L.A.C. / U.N.C.Di.M, lo sciopero ha registrato oltre il 50% della forza lavoro e ha avuto l’adesione plebiscitaria dei comandanti e direttori di macchina e di molti ufficiali futuri direttori, mentre per esplicita richiesta dei sindacati, sono stati invitati a non scioperare tutti gli avventizi e i precari, così da non esporli a possibili rischi di mobbing. Queste ultime due categorie sono gli anelli deboli della catena e andavano tutelati.
Va da sé che una nave con tutto il personale avventizio non ha registrato adesioni e nel conto della statistica può far valere i suoi numeri.
Un gioco che dimostra come la società Tirrenia/Siremar non abbiano argomenti e progetti mentre la massiccia adesione dei comandanti e dei direttori di macchina per problematiche che riguardano anche le altre categorie dimostra come la vertenza sia avvertita dalla base.
Ed è forse questo il timore di Tirrenia/Siremar, il personale sta dimostrando unità e solidarietà senza distinzione di categoria.
Noi siamo osservatori esterni ma pensiamo che per Tirrenia e Siremar sarebbe più produttivo ed opportuno ricercare il confronto con il personale per evitare una inutile lotta e disagi all’utenza.