(Peppe Paino-Gazzetta del sud) Sarà come una sorta di "repulisti" generale che solleverà, ovviamente, critiche e polemiche. Se non altro perché tutto ciò avviene a nove anni dalla pubblicazione e quindi dall'entrata in vigore del Piano Paesistico delle Eolie firmato dall'assessore regionale dell'epoca Fabio Granata. Strumento che all'art.38 ( seppur trattasi di norma transitoria) indica espressamente le modalità di collocazione e di realizzazione di insegne a bandiera, tende, vetrine in alluminio, condizionatori. Norma in violazione della quale, così come in violazione del Regolamento edilizio comunale, c'è solo un'alternativa: la rimozione.
Una vera e propria mazzata per commercianti, ed esercenti in genere, in un momento di forte crisi che, al di la delle statistiche sui consumi, viste a destra e a sinistra , non risparmiano, in ogni caso, la categoria dall'impegno quotidiano di far sopravvivere le loro attività. Specie in isole che vivono di quindici giorni di turismo annuale. Ieri sono state pubblicate all'albo pretorio del Comune le prime undici ordinanze di smonto: destinatari dei provvedimenti, dopo i controlli di novembre dei tecnici comunali dell'ufficio illeciti ditte di varie tipologie commerciali. Negozi presenti in pieno centro storico.
Ma si preannunciano tanti altri provvedimenti che saranno recapitati oltre che su Lipari anche nelle sue isole minori. Nelle ordinanze il responsabile del servizio, geom. Claudio Beninati e il dirigente, arch. Biagio De Vita contestano la collocazione nel frontespizio delle attività di strutture e arredi, senza autorizzazione. In violazione, più precisamente, dell'art. 6 del Regolamento edilizio comunale " in assenza di concessione"; in violazione «dell'art. 38 del Piano Paesistico per aver realizzato le opere in assenza di parere della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Messina, in area sottoposta a vincolo paesaggistico».
Opere che, prosegue il dispositivo, sono state realizzate anche in contrasto con il disposto dell'art. 31 della legge nazionale 150 modificata e integrata negli anni. I destinatari dei provvedimenti avranno 90 giorni di tempo per smontare quanto collocato fuori dai negozi e per il ripristino dei luoghi. In alternativa provvederà il Comune con addebito delle spese. L'amministrazione comunale si sta adoperando per trovare soluzioni che al momento sembrano difficili da reperire, anche se non si tratta di una missione impossibile.
Si ipotizza, a tal proposito, la modifica dell'art. 38 del Ptp e del Regolamento edilizio. In ogni caso di fronte alla notifica di un'ordinanza di smonto non c'è solo la via della rimozione di quanto collocato fuori dai negozi. Si può presentare ricorso amministrativo al Tar. Le spese da affrontare scoraggeranno le velleità di chi non intende arrendersi ?