(Gazzetta del Sud -Primo Romeo) In una fase asfittica per il lavoro e l'economia, che si avverte più pesante nelle realtà deboli come la nostra; e mentre la Sicilia ha fame di infrastrutture e rivolge inviti agli imprenditori per investire qui, si discute e si alimentano polemiche sull'utilità di un grande progetto, peraltro già ridimensionato nel rispetto del paesaggio, che a furia di essere riconsiderato discusso e rinviato rischia di rientrare in quel percorso, già criticato da Confindustria, di "lentezza infinita che svilisce qualsiasi intrapresa".
Sulla realizzazione eoliana interviene il prof. Luigi Bongiorno, docente ed esperto di nautica, che spiega i benefici per l'economia dell'arcipelago; anzi, il ritardo di un decennio con cui si sta rimediando a una penalizzante carenza.
«Molto prima del boom del turismo nautico Lipari era meta ambita per chi navigava nel Mediterraneo. I due porti di Marina Lunga e Marina e Corta riuscivano a dare sistemazione ai pochi diportisti in transito che, aiutati dai monelli di banchina, con cento lire di mancia, ricevevano simpaticamente assistenza all'ormeggio. Per decenni questa precaria situazione non è migliorata, tutto lasciato all'improvvisazione degli isolani con i vecchi moli inadeguati ad accogliere il crescente traffico commerciale e i nuovi flussi del turismo nautico ormai divenuto di massa. Tanto che nei mesi estivi la rada di Marina Lunga si riempie di barche all'ancora nel disordine totale fino a creare difficoltà all'intenso traffico commerciale del porto. Il vecchio porto di Pignataro era il più sicuro anche con tempo cattivo, ma la sua collocazione isolata dal contesto urbano lo rendevano scomodo. Nei suoi pochi pontili a disposizione riuscivano ad ormeggiare le unità per i giri turisti, i pescherecci, le unità di vigilanza a mare e poche altre barche stanziali e in transito. E' nella storia dell'ultimo decennio che nasce l'idea di profittare per sfruttare al meglio il promettente potenziale economico del turismo nautico estivo, così sorgevano lungo tutta la rada di Lipari, e al contempo in altre isole, una serie di semplici pontili galleggianti, disposti a pennello, per accogliere i numerosissimi diportisti con gioia di ristoratori e commercianti. Il successo dell'idea era inizialmente assicurato grazie alle contenute tariffe praticate in regime di concorrenza. I pontili si affollavano, si riducevano gli ancoraggi in rada ed aumentavano i giusti profitti derivati dalla scoperta del nuovo business. Si scopriva che gestire un pontile era una vera manna. Poi le tariffe cominciarono a lievitare in un crescendo esagerato fino a essere paragonabili a quelle praticate nei veri porti turistici di classe A, internazionali, a cinque stelle, di quelli collocati in Costa Smeralda o in Costa Azzurra. I risultati nefasti di questa politica incontrollata producevano critiche aspre e lentamente è iniziato l'abbandono dei pontili con i conseguenti inevitabili gravi danni a tutte le altre attività economiche indotte, innescando inesorabilmente l'inizio della grave crisi del turismo eoliano i cui effetti si protraggono fino ai nostri giorni. Le esperienze negative accumulate nel tempo dai maltrattati in transito, vittime di disservizi, tariffe e prezzi praticati dagli operatori scorretti, diventano lamentele motivate che arrivando nei blog specializzati, come per un passa parola, preavvisano e demotivano chi avesse l'intenzione di fare rotta verso gli approdi eoliani definiti non competitivi e da evitare. Così dirottando i diportisti verso altri splendidi lidi che garantiscono servizi di eccellenza e vacanze più economiche: Croazia, Grecia, Malta paesi mediterranei con cui ci dobbiamo confrontare perché sono nostri vicini e diretti concorrenti nel turismo nautico. Questi hanno imparato ad accogliere i diportisti coccolandoli, perfino viziandoli per tenerseli cari. Come noi sono ricchi di coste e isole incantevoli, piene di fascino con la differenza che sono disseminati di approdi di ogni dimensione per la nautica stanziale e itinerante. Strutture moderne attrezzate per fornire assistenza, rimessaggi e svernamenti, a yachts e mega yachts che battono bandiere di tutto il mondo, compresa quella italiana e affollano le banchine tutto l'anno. Questi Paesi arrivati alla ribalta della nautica da pochi anni, hanno imparato subito ed ora si possono permettere di fare scuola anche a noi, rimasti ultimi pur avendo iniziato molto prima di loro. Per recuperare il tempo perduto dobbiamo renderci conto degli errori commessi in passato e con grande umiltà fare il "mea culpa" promettendo, d'ora in poi di evitarli, quindi rimboccandoci le maniche, dovremmo semplicemente imitarli, migliorando e adattando alle nostre esigenze quanto di buono hanno potuto realizzare».
Ma prima ancora di iniziare necessiterebbe mandare in questi luoghi, veri paradisi della nautica, una nutrita rappresentanza di isolani eoliani e siciliani, scegliendoli tra i più avversi alla realizzazione di simili opere. «Capirebbero che è conveniente pensare in maniera diversa, che il mondo è grande, non inizia e non finisce in Sicilia, tantomeno alle Eolie. Occorre pensare- dice Bongiorno - progettare e costruire in grande anche le infrastrutture turistiche da realizzare in Sicilia e in tutte le sue principali isole minori. Per essere grandi gli impianti portuali debbono essere stabili, distribuiti a intervalli di non oltre venti miglia, lungo le fasce costiere e costruiti per durare nel tempo a giustificazione dei notevoli investimenti che necessitano. E' da ingenui ritenere che i semplici pontili galleggianti adottati alle Eolie possano considerarsi strutture portuali. I pontili non potendo garantire ormeggi comodi e sicuri costituiscono un sistema precario di approdo stagionale, con caratteristiche di provvisorietà che ai primi avvisi di burrasca diventano giocattoli pericolosi. Ed è accaduto varie volte alle Eolie: "eventi straordinari" naturali, rimasti nella memoria di chi li ha vissuti perché hanno prodotto gravi danni a persone, strutture e imbarcazioni.
Per Lipari l'ultima opportunità che potrebbe presentarsi per consentirle con tutto il suo arcipelago di entrare a pieni titoli nel tour della nautica nazionale e internazionale è la realizzazione di un modernissimo e funzionale polo nautico, adeguato alle esigenze di oggi e proiettato nel futuro. La nuova struttura portuale nasce da un' idea ambiziosa e si sviluppa in un armonico progetto che ridisegna le marine già esistenti di Marina Corta, Sottomonastero, Marina Lunga e Pignataro, senza stravolgerle ma potenziandole, correlandole alle nuove funzioni tecniche a cui saranno destinati, nel rispetto della salvaguardia ambientale e paesaggistica dei siti. Con sicuro ritorno derivato dalla nuova realtà economica nascente. Razionalizzando in buona fede e distaccandosi da preconcetti è difficile essere in disaccordo con un tale ambizioso progetto. Presumibilmente, elencandoli i contrari possono essere così suddivisi: i conservatori tradizionalisti contrari per mentalità e pigrizia a ogni novità; i bastian contrari di partito; gestori di pontili mobili galleggianti. I primi, ad opera realizzata si dimenticheranno di averla avversata. I secondi, ad opera realizzata dichiareranno di averla voluta. I terzi dovranno essere chiamati a partecipare attivamente alla gestione del porto. Già ricchi di esperienza sul campo, contribuiranno a creare le migliori opportunità di ormeggi sia per il piccolo gozzo dell'appassionato locale, come per i megayacht, con tutte le strutture e i servizi del caso, necessari per la gestione estiva, lo svernamento ed il rimessaggio invernale di queste importanti unità con equipaggio fisso a seguito. Alla fine ci si domanderà, visti i vantaggi generali, perché mai non fosse stato fatto prima e intanto tutti dichiareranno di essere stati i principali promotori dell'opera.
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