La scelta di fondo, abolizione, ha prodotto un effetto benefico, il ricompattamento della maggioranza di governo, che si era sfilacciata fino a lasciare prevedere una clamorosa rottura. L’Udc, che con il suo segretario regionale, Gianpiero D’Alia, aveva guidato la fronda, ha manifestato la sua soddisfazione, avendo ottenuto la marcia indietro del governo sulle modalità di esecuzione del provvedimento. D’Alia l’aveva considerato una burla, ora lo giudica un passo importante verso “una radicale riforma in un tempo congruo”.
Il governatore Crocetta, dal canto suo, si gode il superamento di un passaggio stretto: aveva rischiato la crisi e l’abbraccio senza alternative con il Movimento 5 Stelle . Ora può raccontare a mezzo mondo che la Sicilia anticipa Roma ed ogni altra Regione italiana, sopprimendo le province e tagliando i costi della politica.
Anche il Movimento 5 Stelle ha molte ragioni per sentirsi protagonista della svolta. Senza i suoi quindici deputati, Crocetta non avrebbe avuto la forza di farcela.
Tutto bene, dunque?
Il rovescio della medaglia c’è, eccome. Che cosa vuole esattamente l’Udc? Che cosa è disposto a concedere Crocetta sull’altare dell’abolizione? Ciò che sappiamo è ciò che vogliono i deputati del M5S: abolizione tout court senza tante storie. A parte le riserve – politiche e mentali – si tratta di attraversare un passaggio stretto: è una riforma complessa che richiede un’attenta analisi e pretende provvedimenti “a cascata” di grande rilevanza.
Chi vorrebbe difendere l’attuale assetto, ed oggi non se la sente perché sarebbe molto impopolare farlo, avrà mille opportunità per vanificare tutto, cammin facendo.
Si tratta di affidare ai liberi consorzi di comuni competenze e funzioni della Regione siciliana, un decentramento reale e “produttivo”; si tratta di dare ai comuni una centralità che le province e la Regione non gli avevano mai concesso; si tratta infine di cancellare una consultazione elettorale ( e qui le posizioni nella maggioranza non sarebbero unanimi).
Le assemblee dei consorzi di comuni, infatti, dovrebbero essere composte dai rappresentanti delle municipalità in misura proporzionale alla popolazione residente, mentre le giunte sarebbero composte dai sindaci o loro delegati). Senza doppie indennità, presumibilmente, solo semplici rimborsi.
Ci sono sei mesi per mettere nero su bianco. La guerra campale è solo rinviata, ma non si può affermare che la prima battaglia non ci sia stata e che, alla fine, a vincerla siano stati gli abolizionisti.
Un’ultima considerazione, infine: il modello Sicilia c’è. I grillini “governano”, tenendosi le mani libere. Se Roma desse uno sguardo a ciò che avviene a Palermo, forse, troverebbe qualche appiglio per superare l’empasse.
Il governatore Crocetta, dal canto suo, si gode il superamento di un passaggio stretto: aveva rischiato la crisi e l’abbraccio senza alternative con il Movimento 5 Stelle . Ora può raccontare a mezzo mondo che la Sicilia anticipa Roma ed ogni altra Regione italiana, sopprimendo le province e tagliando i costi della politica.
Anche il Movimento 5 Stelle ha molte ragioni per sentirsi protagonista della svolta. Senza i suoi quindici deputati, Crocetta non avrebbe avuto la forza di farcela.
Tutto bene, dunque?
Il rovescio della medaglia c’è, eccome. Che cosa vuole esattamente l’Udc? Che cosa è disposto a concedere Crocetta sull’altare dell’abolizione? Ciò che sappiamo è ciò che vogliono i deputati del M5S: abolizione tout court senza tante storie. A parte le riserve – politiche e mentali – si tratta di attraversare un passaggio stretto: è una riforma complessa che richiede un’attenta analisi e pretende provvedimenti “a cascata” di grande rilevanza.
Chi vorrebbe difendere l’attuale assetto, ed oggi non se la sente perché sarebbe molto impopolare farlo, avrà mille opportunità per vanificare tutto, cammin facendo.
Si tratta di affidare ai liberi consorzi di comuni competenze e funzioni della Regione siciliana, un decentramento reale e “produttivo”; si tratta di dare ai comuni una centralità che le province e la Regione non gli avevano mai concesso; si tratta infine di cancellare una consultazione elettorale ( e qui le posizioni nella maggioranza non sarebbero unanimi).
Le assemblee dei consorzi di comuni, infatti, dovrebbero essere composte dai rappresentanti delle municipalità in misura proporzionale alla popolazione residente, mentre le giunte sarebbero composte dai sindaci o loro delegati). Senza doppie indennità, presumibilmente, solo semplici rimborsi.
Ci sono sei mesi per mettere nero su bianco. La guerra campale è solo rinviata, ma non si può affermare che la prima battaglia non ci sia stata e che, alla fine, a vincerla siano stati gli abolizionisti.
Un’ultima considerazione, infine: il modello Sicilia c’è. I grillini “governano”, tenendosi le mani libere. Se Roma desse uno sguardo a ciò che avviene a Palermo, forse, troverebbe qualche appiglio per superare l’empasse.
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