Come spesso accade in
queste occasioni, anche nel recente convegno sul “parco marino” purtroppo si è
ceduto alla facile tentazione di un uso strumentale dei fatti. Non mi riferisco
tanto all’oggetto del contendere – l’area marina protetta, o meglio, le lotte
interne alla maggioranza che amministra questo paese – quanto alle fugaci e
immaginifiche affermazioni riguardanti il depuratore di Vulcano.
La questione, come è
noto, è stata riproposta dalla signora Berart, una nostra concittadina che con
grande sensibilità ha preso a cuore la vicenda, indirizzando al sottosegretario
all’ambiente on. Silvia Velo alcuni quesiti relativi alla localizzazione dell’impianto;
questione, peraltro, oggetto di alcuni esposti presentati da associazioni
ambientaliste, che hanno evidenziato profonde carenze nella documentazione
tecnica e nel procedimento adottato dall’allora commissario all’emergenza
Pelaggi – oggi agli arresti domiciliari, sebbene per altre vicende.
“L’Unesco ci chiede di
fare i depuratori”, per tutta risposta, è stata l’affermazione dell’on. Velo
durante il suo intervento conclusivo.
Peccato che non esista
alcun documento ufficiale del World Heritage Committee dove l’Unesco abbia chiesto
di realizzare depuratori. Inoltre, sarebbe quantomeno singolare che l’Unesco avesse
chiesto di realizzarne uno proprio alla base di un vulcano attivo, quando la
tutela della morfologia e del paesaggio vulcanico costituiscono uno dei
presupposti di base per la nostra permanenza nella lista dei Patrimoni
dell’Umanità.
Se da un punto di
vista logico la necessità di un depuratore è comprensibile, anzi, assolutamente
condivisibile, andare a realizzarne nel mezzo di uno dei contesti ambientali
più importanti ed espressivi del Sito Unesco delle Eolie lo è molto meno, e
ancora di più se – per farlo – si è dovuto brigare con le carte e scrivere
falsità.
Essere sottosegretari
da qualche mese evidentemente non basta per stabilire un contatto telepatico
permanente con l’Unesco, in grado di fare sciorinare al momento responsi che ci
illuminino sulla volontà di un organismo sovranazionale, nemmeno se il
sottosegretario in questione è l’on. Velo.
È più probabile invece,
per non dire certo, che l’Unesco ignori l’esistenza di un cantiere di tale
portata a qualche centinaio di metri dal cratere di Vulcano; se per questo,
diciamola tutta, ignora anche che le Eolie non siano un parco nazionale, dato
che dopo le rassicurazioni espresse dall’allora ministro Prestigiacomo nessuno
si è premurato di informarli che quel parco – in realtà – non è mai stato
istituito.
Sarebbe stato dunque
più corretto, almeno intellettualmente, dire “non so”, “chiederò”, “mi
informerò”. Meglio ancora, ammettere che nella scelta della localizzazione il
ministero all’ambiente qualche responsabilità ce l’ha – anche se l’on. Velo,
all’epoca, si occupava di altre cose – e che le decisioni di un commissario non
sono infallibili, senza tirare in ballo l’Unesco. Ma sarebbe stato un atto di
umiltà, virtù che – negli ultimi anni – si pratica con sempre maggiore
difficoltà.
Pietro Lo Cascio (consigliere comunale
de La Sinistra)
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