“Non si può pensare di risolvere i problemi della Sicilia tagliando le indennità degli amministratori pubblici locali, per altro non così alte come si vuol far credere. Quindi meglio evitare di confondere l’opinione pubblica, aumentando ancora di più la distanza tra cittadini e politica. Le vere riforme devono avere un più ampio respiro. Certamente il tema delle spese per sindaci e consiglieri, oggi più che mai, fa molta presa sulla gente, ma sposta l’attenzione dal nocciolo della questione: lo sviluppo e il rilancio. In particolare, la vera scommessa è rendere efficiente il sistema delle autonomie locali, che rappresentano il vero front office del cittadino rispetto alla pubblica amministrazione. In ogni caso, comunque, per evitare ulteriori infingimenti, a ottobre scorso, su mia iniziativa, nel disegno di legge predisposto dagli uffici della presidenza dell’Ars, in materia di liberi consorzi comunali e città metropolitane, l’articolo 22 ha già previsto l’equiparazione dello status degli amministratori locali siciliani a quello del resto d’Italia”.
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