Egregio
Direttore,
ho atteso in “religioso” silenzio che si concludesse la festa in onore
della Madonna di Porto Salvo, prima di scrivere le considerazioni che seguono,
ispirate dalla lettura dei due interventi a firma del dott. Giacomantonio ( 13
e 21 luglio) pubblicati su questo giornale online.
Premetto che non sono tra coloro che speravano in un insuccesso ma, tra
coloro che al contrario auspicano un miglioramento
del livello della festa.
Aggiungo, a scanso di equivoci, che la discussione e anche il diritto
di critica non sfiorano l’aspetto religioso
e devozionale della festa, la cui processione a mare ne rappresenta una
straordinaria e suggestiva parte.
Confesso che mi trovo, per la prima volta, in totale disaccordo con il
dott. Giacomantonio.
Tenterò brevemente di illustrarne le ragioni.
La festa, come già detto, nel suo aspetto folkloristico e di
intrattenimento, per come è concepita e realizzata, è illegale “ab imis”.
Nonostante le buone intenzioni degli organizzatori e del Comune, non vengono
seguite le procedure amministrative e burocratiche previste dalla normativa
vigente propedeutiche alla realizzazione della manifestazione.
Si discute sterilmente da anni su dove posizionare le bancarelle e
quante collocarne sul suolo pubblico ( mi auguro tutte paganti…). Si dimentica
che non spetta né al Comitato, né alle forze dell’ordine, stabilire questi
aspetti, ma al Sindaco ovviamente attraverso gli uffici comunali competenti.
Ciò è stabilito da leggi, decreti e circolari.
Si disquisisce inutilmente da anni su temi quali la sicurezza e
l’igiene all’interno dell’area destinata alla festa, senza ricordare che anche
questi temi fondamentali sono regolati dal diritto positivo e non dalla volontà
dei singoli. Non c’è nulla da inventare è tutto scritto nelle norme: basterebbe
applicarle.
Ecco perché non posso condividere una parola del dott. Giacomantonio
in particolare sulle “responsabilità da condividere” tra tutti i soggetti che a
vario titolo hanno a che fare con la festa.
Talvolta, nonostante tutte le buone intenzioni, la collaborazione tra
le Forze dell’Ordine e gli organizzatori si deve interrompere laddove la legalità
viene compromessa.
E’ verissimo che le forze
dell’Ordine (Forze di Polizia e con funzioni di Polizia) siano naturalmente
dentro al meccanismo per farlo funzionare meglio e non per creare inutili
ostacoli, tuttavia, farei un torto alla
sua conoscenza del Diritto nel rammentarle i doveri per gli agenti e ufficiali
di Polizia Giudiziaria derivanti dall’osservanza dell’ art. 112 della Costituzione e quelli nel caso di illeciti di natura
amministrativa (Legge 24/11/1981 n. 689).
Proprio lei, da ex Sindaco, dovrebbe esigere
dal Comune l’osservanza puntuale e
rigorosa delle norme anche di quelle ritenute inutili, superflue, ridondanti.
Sarebbe bene ricordare a tutti
che le leggi sono tali perché erga omnes,
ogni concessione all’impunità è un vulnus
inferto all’applicazione della legge uguale per tutti. Se non siamo unanimi sui
principi di legalità rischiamo una deriva ( in cui peraltro già siamo) verso la
diseguaglianza, la prevaricazione del più forte sul debole. Se permette queste
sono: “cose vecchie che tutti sanno ma che ogni tanto è bene ricordarle” e non
quelle da lei espresse.
Concordo con lei solo sul fatto
che “questa è una realtà strana e particolare” seppur da posizioni
diametralmente opposte.
Renato Cacciapuoti
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.