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martedì 10 maggio 2016

Il vecchio vizio dell'ossequio al potere (di Pietro Lo Cascio)

Stamani Lipari si è svegliata in mezzo a una nuvola di fumo. Non era il ridestarsi di un vulcano sopito, né – fortunatamente – le fiamme di incendio domestico, ma quelle delle sterpaglie che bruciavano per la pulizia straordinaria del parco di Diana.
Pare che sabato verrà il ministro Angelino Alfano, ex-pupillo di Berlusconi riciclatosi (per senso di responsabilità, è ovvio) come indispensabile supporto al governo non eletto di Matteo Renzi.
Di conseguenza, da oggi i muretti cadenti delle aiuole di via Profilio si presentano magicamente restaurati (io, comunque, per prudenza non mi ci siederei), le aiuole ripulite alla perfezione come se fosse passato il colonnello Kilgore di Apocalypse Now, i rami secchi degli alberi spariti d’incanto, quando non addirittura gli alberi stessi.
Qualcuno sostiene che è la prassi, che quando arriva un ministro della Repubblica quei cinquecento metri che percorrerà bisogna farglieli trovare in perfetto ordine, e poi, perché stare sempre a lamentarsi, dovrebbero venire più spesso ‘sti ministri, così il paese sarebbe una bomboniera. D’altra parte, quando Mussolini si recava in visita all’Agro Pontino, i gerarchi spostavano rapidamente le vacche da un paese all’altro prima del passaggio del duce, il quale si congratulava con gli allevatori di un’Italia operosa, romana e ubertosa. 
Suppongo che Alfano si congratulerà con il sindaco di Lipari per il decoro della nostra cittadina, anche se l’odore del bitume fresco di via Profilio potrebbe insospettirlo. Sarebbe bello se potessimo farlo anche noi, ogni giorno, ma non ha importanza.
Il ministro ripartirà dunque con la coscienza tranquilla, senza immaginare che – tagliando i trasferimenti statali e, a catena, quelli regionali – il suo governo e quelli che lo hanno preceduto hanno reso sempre più arduo far quadrare il bilancio dei comuni, garantire anche minimi servizi essenziali, rispondere alle istanze e alle esigenze delle comunità, insomma, tentare di essere un paese civile.
Anche stavolta, il vecchio vizio dell’ossequio al potere permetterà al potere stesso di bearsi nella certezza che tutto proceda per il verso giusto, che le buche nelle strade non esistano, che le scuole siano edifici solidi e quando si parla del doppio turno si tratti senz’altro dei soliti “gufi”, che il diritto alla salute sia pienamente garantito; tutto il resto è lo spettro di un paese che non esiste, o che è meglio che non si veda, dietro una rassicurante cortina di fumo. 

Pietro Lo Cascio  

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