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domenica 12 giugno 2016

‘Muccalapuni e il futuro dei rifiuti siciliani. Lettera aperta a Crocetta da Zero Waste Sicilia

Muccalapuni  e il futuro dei rifiuti siciliani

I contenuti di questa nota sono una lettera aperta al presidente Crocetta ed all’assessore Contrafatto, i quali, ce lo auguriamo fervidamente, dovrebbero rispondere alle domande concrete, poste più sotto, non a Zero Waste Sicilia, ma a tutti i siciliani.
Dunque il dado è tratto: con l’ultima ordinanza del presidente Crocetta, la Sicilia si piega all’imposizione del governo Renzi e spiana la strada alla distruzione della risorsa pubblica rifiuti. Hanno purtroppo prevalso pochi potenti speculatori a discapito delle tasche dei siciliani, la follia sul buon senso, l’apparenza sulla verità, gli effetti speciali sul mondo reale.
Se la forte spinta ai comuni a muoversi sul fronte della raccolta differenziata (RD) va vista come un dato positivo ancorché molto tardivo, bisognerebbe che il presidente Crocetta e l’assessore Contrafatto rispondessero pubblicamente alle seguenti domande, invece di fare quotidianamente annunci contraddittori:
1)      Senza impianti di compostaggio, previsti già nel piano regionale del 2012, dove andrà a finire la frazione umida (non combustibile!) che i comuni si affanneranno a raccogliere? In discarica o fuori regione pagando conferimento e trasporto, nonostante gli inceneritori?
2)      Senza impianti di separazione e valorizzazione del secco (che servono a separare le plastiche diverse, la carta dal cartone, l’acciaio dall’alluminio, ecc.) come si gestiranno le materie prime seconde (MPS) recuperabili, che potrebbero essere denaro sonante per i comuni?
3)      Senza gli impianti di separazione del tal quale e di biostabilizzazione della frazione organica (TMB), trattamento obbligatorio dal 2003 (DLGS 36/03), come e quando si produrrà il famigerato combustibile solido secondario (CSS)?
4)      Senza questo trattamento si potranno trasportare fuori Sicilia i rifiuti non trattati?
5)      Chi finanzierà questi impianti necessari al piano Regione-Governo, i comuni in dissesto?
6)      Sanno, il presidente e l’assessore, che prima di bruciarlo il CSS deve essere classificato (5 valori di PCI, 5 di Cl e 5 di Hg, per un totale di 125 classi) mediante analisi chimica dell’intera produzione di un anno divisa in almeno 10 lotti, in base al protocollo UNI EN 15359:2011? Ha l’ARPA gli strumenti e le risorse umane e finanziarie per tali analisi chimiche?
7)      Hanno spiegato ai cittadini che le loro TARI potrebbero esplodere aggiungendo alle quote attuali il costo del TMB, il costo del CSS ed il conferimento del CSS agli inceneritori? Ovvero aggiungendo il trasporto via nave ed il conferimento in impianti fuori regione? E dove? E si sa se verranno accettati?
8)      Sanno che a valle del TMB con pochissima spesa (separazione manuale ed estrusione termo- meccanica, le fabbriche dei materiali) è possibile produrre plastiche multicomposite di largo uso e mercato per suppellettili e quali laterizi alternativi, più leggeri, resistenti ed economici degli attuali?
9)      Dove sono e chi gestirà le costosissime discariche speciali dove bisognerà conferire le scorie dell’incenerimento, che sono rifiuti pericolosi? Si è pensato a dove verranno installate queste bombe ecologiche?
10)  Se i siciliani rinsavissero e raggiungessero quote di riduzione dei rifiuti tal quale e recupero di materia non come quelle di Treviso o delle Fiandre, ma come quelle di Zafferana Etnea (85%RD), a cosa serviranno gli inceneritori? E i soldi per costruirli non sarebbero buttati?
11)  Sanno che il recupero di materia dagli scarti è la base del’economia circolare che ci chiede l’Europa (“Pacchetto del’economia circolare” del dicembre 2015)?
12)  Ecc. (domande non banali su inquinamento ambientale e sanità pubblica)
Le risposte sembrerebbero alquanto ovvie, e sfatano sciocchezze sesquipedali come quella che gli inceneritori ci affrancheranno dalla schiavitù delle discariche. Ora la politica può continuare a trasformare risorse dei cittadini nel lucro dei soliti noti, ma si sappia che in Sicilia ci sono sempre meno ‘muccalapuni.
Beniamino Ginatempo, pres. di Zero Waste Sicilia

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