Il ragionier Roberto Piemonte ci segnala il seguente articolo pubblicato su "Il Sole 24 ore"
Ricicloni 2016, sempre più numerosi i Comuni liberi dai rifiuti
In 525 Comuni la raccolta differenziata supera il 65% e si producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato. Sono i Comuni «rifiuti free», vale a dire quelli che quelli oltre a essere campioni del riuso hanno deciso di puntare sulla riduzione del residuo non riciclabile da avviare a smaltimento. La geografia italiana dei territori liberi da rifiuti, però, riproduce i soliti squilibri. Se 413 di quei Comuni sono al Nord, infatti, solo 87 si trovano al Sud e 25 al Centro.Sono dati scritti nel rapporto legato al XXIII premio nazionale Comuni ricicloni, presentato ieri a Roma nel terzo e ultimo giorno della convention organizzata da Legambiente sull’economia circolare. Comuni ricicloni 2016 è realizzato da Legambiente in collaborazione con Anci, Conai, Utilitalia, Fise Assoambiente, CiAl, Comieco, CoRePla, CoReVe, Ricrea Rilegno, Centro di Coordinamento RAEE, Consorzio Italiano Compostatori e Assobioplastiche.
I dati
Solo Veneto (35%), Friuli-Venezia Giulia (29%), Trentino-Alto Adige (17%) e Campania (9%) superano la media nazionale del 7% di Comuni rifiuti free rispetto al totale (tre milioni di abitanti coinvolti), ma il dato è molto positivo se si considera che l’anno scorso le amministrazioni virtuose erano 356. Mancano all’appello solo Valle d’Aosta, Umbria, Puglia e Sicilia dove non ci sono enti con alta percentuale di differenziata e bassa produzione di rifiuto secco residuo. I Comuni sono stati premiati Regione per Regione e inoltre sono stati assegnati dei riconoscimenti speciali riferiti al genere di materiale riciclato, come carta, vetro, plastica a altri.
I buoni risultati sono stati ottenuti in maniera differente, ma i fattori determinanti sembrano essere tre: responsabilizzare i cittadini con la raccolta domiciliare, comunicare efficacemente e attuare politiche tariffarie premianti (e puntuali) per chi segue le regole.
Altro dato da segnalare è che tutti i Comuni rifiuti free fanno parte di un consorzio o di una comunità montana. A guidare la classifica dei consorzi al di sopra dei 100mila abitanti è il Consiglio di bacino Priula (Tv) che può vantare per i suoi 556mila abitanti quasi l’83% di differenziata a fronte di poco più di 50 kg/abitante/anno di secco residuo. Tra quelli al di sotto dei 100mila abitanti si distingue invece Amnu, in provincia di Trento, con quasi 43 kg/abitante/anno. Va detto, inoltre, che gran parte dei consorzi si trovano in Triveneto.
Le proposte
Per liberare l’Italia dall’emergenza rifiuti, Legambiente rilancia sei delle dieci proposte contenute nel manifesto rifiuti free insiste sull’importanza di introdurre l’obbligo di tariffazione puntuale su tutto il territorio nazionale:
1) utilizzare i proventi dell’ecotassa per politiche di prevenzione, riuso e riciclo;
2) premiare i Comuni virtuosi e le popolazioni con sistema di tariffazione;
3) eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti;
4) completare la rete impiantistica italiana per il riciclaggio e il riuso dei rifiuti con gli impianti anaerobici e aerobici per trattare l’organico, quelli di riciclo di tutte le filiere e frazioni nelle Regioni ancora sprovviste, i siti produttivi per la preparazione per il riutilizzo e tutte le innovazioni tecnologiche che sono in grado di recuperare materia dai rifiuti considerati fino a ieri non riciclabili;
5) lotta allo spreco e prevenzione della produzione di rifiuti;
6) stop a qualsiasi commissariamento per l’emergenza rifiuti.
Il parere del ministero
«Quella dei Comuni ricicloni e soprattutto dei Comuni rifiuti free è una rivoluzione e una riforma anti-spreco che fa bene al Paese, perché dimostra che l’economia circolare è già in parte in atto». È il pensiero del sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, intervenuta alla convention di Legambiente.
«Per realizzare l’economia circolare – ha detto ancora la Velo – non bastano dichiarazioni di intenti e auspici strategici, così come non basta alzare i target di riciclaggio all’interno delle nuove direttive: bisogna, invece, individuare strumenti idonei per orientare il mercato dei produttori e dei consumatori verso prodotti riciclati. Occorre inoltre – ha continuato Velo – rafforzare il pacchetto economia circolare nella parte sugli incentivi, i finanziamenti e la tassazione a partire dal potenziamento dell’istituto della Responsabilità estesa del produttore. Infine a livello nazionale, con il collegato ambientale, il ministero dell’Ambiente ha già individuato le azioni da attivare tra cui l’applicazione dei criteri minimi ambientali negli appalti pubblici per le forniture di appalti e servizi e la definizione di punteggi premianti per l’utilizzo dei materiali di scarto nell’ambito di accordi e contratti stipulati dal Mise che prevedano l’erogazione di incentivi in favore di attività imprenditoriali di produzione di beni derivanti da materiali riciclati o dal recupero degli scarti provenienti dal disassemblaggio di prodotti complessi».
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