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giovedì 21 settembre 2017

A Nuoro gli scatti di Cecilia Mangini su Lipari e Panarea

Il passo non è più veloce e sicuro come un tempo, ma lo sguardo è ancora magnetico che spalanca la porta ad un'intelligenza viva per niente adombrata dalla senectute.
Le parole sono pesate, così come i concetti incredibilmente ricchi e profondi. Cecilia Mangini, grande fotografa e documentarista, esercita - malgrado i suoi 90 anni portati benissimo - il migliore e più duraturo dei fascini: quello intellettuale.
Passione e conoscenza per la realtà non sono spenti.
Lo si è capito ancora una volta nella biblioteca dell'Isre di Nuoro durante una conferenza stampa affollatissima, dove l'artista per tante stagioni vicina a Pasolini ha raccontato anche la "sua" Sardegna.
"Ricordo benissimo il reportage per l'Anas quando si realizzava la Carlo Felice e altri lavori in una terra che mi ha conquistato", sottolinea la Mangini.
Tanti e ricchi di pathos gli eventi che la riguardano iniziando da stasera, quando alle 18 e 30, al Museo del Costume verrà inaugurata la mostra fotografica "Isole, di Cecilia Mangini".
Una raccolta di scatti pressoché inediti che verranno donati dall'artista per le collezione dell'Isre.
Domani invece, alle 18.30, all'Auditorium Lilliu, verrà proiettata una selezione di documentari storici dell'autrice. La mostra consta di foto uniche e straordinarie: scattate nel 1952 tra Lipari e Panarea, rappresentano una scoperta e un dono.
Una scoperta, perché di quelle impresse a Lipari, in tutto 46, ben 20 non sono mai state date alle stampe, mentre quelle scattate a Panarea sono inedite, tranne due.
Un dono perché, ristampate in questi mesi, ben 22 istantanee di Panarea saranno donate, firmate dall'artista, per le collezioni dell'Isre che in questi giorni la celebra con i fasti degni di una regina.
È il 1952 quando Cecilia Mangini mette mano, per la prima volta professionalmente, alla sua reflex, una Zeiss SuperIkonta 6x6.
Ha appena compiuto 25 anni. Va in Sicilia, a Lipari, per realizzare un servizio fotografico sui lavoratori e le lavoratrici che si dannano la vita in una cava di pomice.
Mangini documenta con istantanee certo drammatiche le condizioni del lavoro. Il servizio non verrà mai pubblicato - a quei tempi, ma costituisce già un segnale preciso della personalità e del suo particolarissimo "punto di vista".
A Panarea il tema ricorrente sono i ragazzi del luogo, tutti più o meno coinvolti nel quotidiano ménage familiare, anche dal punto di vista lavorativo. Ragazzi pastori, pescatori, che attendono alle faccende domestiche, alle incombenze del minuscolo indotto turistico.
Luca Urgu

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