Esaurita la spinta iniziale della Battaglia di
Caporetto, con la quale l’esercito austro – tedesco, aveva costretto lo
schieramento italiano ad una ritirata di quasi 150 km, vanificando l’immane
sforzo compiuto dai nostri fanti durante due anni e mezzo di guerra (24 maggio
1915 – 24 ottobre 1917), portando il conflitto all’interno dei confini
nazionali, tra la fine di dicembre e l’inizio del 1918, un fronte più corto di
300 km si era stabilizzato lungo la linea difensiva che passava per il Monte Pasubio,
l’Altipiano di Asiago, il Brenta ed il Monte
Grappa e da questo, seguiva la linea del
Piave fino al mare passando per il Montello.
Per il comando austro-ungarico dopo le Battaglie
d’Arresto, divenne prioritario il lancio
di una nuova offensiva in grande stile che potesse rompere la nuova linea
italiana, consentendo all’esercito imperiale di dilagare nella pianura
Vicentina e di raggiungere in poco tempo Milano.
Nel Marzo del 1918, fu perciò concepito un piano di
attacco diviso in due distinte operazioni
denominate “Radetzky" e "Albrecht". Molti storici sono concordi sul fatto che alle
due va aggiunta anche l’operazione “Lawine”
(operazione diversiva) che doveva consentire lo sfondamento della linea
italiana nei pressi del Passo del Tonale, per dar modo ad un primo contingente
di puntare direttamente su Milano.
Ammaestrati dalla dura sconfitta di Caporetto i
comandanti italiani questa volta non si fecero cogliere impreparati e nessun
dettaglio fu sottovalutato, i numerosi disertori ungheresi fornirono
particolari e dettagli dell’operazione d’attacco, consentendo alla nostra
intelligence di potere ottimizzare la posizione dei reparti lungo tutto il fronte difensivo con
un adeguato rafforzamento dei capisaldi e con un costante cambio delle posizioni delle
artiglierie.
Nella notte del 13 giugno 1918, il bombardamento
sul Tonale, fu puntuale preludio dell’operazione “Lawine” (valanga). I soldati austro-ungarici
si lanciarono all’assalto, ignari però che i battaglioni alpini e le divisioni
di fanteria nell’area, erano stati rafforzati e muniti di ulteriori
mitragliatrici e pezzi di artiglieria. Nella giornata del 14 giugno i Kaiserjäger conquistarono
le trincee italiane di prima linea, ma sbaragliati dal violento fuoco dei medi
e grossi calibri delle nostre artiglierie e dal feroce contrattacco di alpini e
fanti, nella stessa notte furono costretti ad abbandonare le posizioni conquistate
costringendo i comandi ad abortire l’operazione Lawine.-
Nella notte tra il 14 ed il 15 giugno 1918, un
forte fuoco preparatorio esploso dai 5473 pezzi di artiglieria austriaci,
investì le linee italiane sprigionando una immensa cortina di fumo e gas
tossici (Durante la Battaglia del Solstizio gli Austriaci spararono
200 000 granate lacrimogene e asfissianti), cercando di
creare un effetto sorpresa, come già mesi prima era avvenuto a Caporetto.
Ha così inizio la Battaglia del Piave o Solstizio
per gli italiani, chiamata invece dagli imperiali operazione “Radetzky" e operazione
"Albrecht", perché con un attacco lanciato su di un fronte che andava
dall’Astico al mare le truppe del generale Conrad da nord e quelle del
feldmaresciallo Boroevic da sud avrebbero dovuto ricongiungersi con una manovra
a tenaglia, alle spalle dello schieramento difensivo italiano proseguendo poi
con un’avanzata attraverso la pianura veneta.
Come detto l’esercito italiano non era per niente
impreparato e l’effetto sorpresa sperato dagli austroungarici non ci fu. Tra le
fanterie italiane nei giorni che precedettero la battaglia erano state
distribuite maschere anti gas molto
efficaci (di produzione britannica), che consentirono ai soldati di resistere nelle proprie
posizioni di prima linea per molto tempo.
Il micidiale controfuoco delle artiglierie italiane
seminò il panico nelle linee di attacco degli imperiali infliggendo pesanti
perdite. Gli Austroungarici nonostante tutto,
in diversi punti riuscirono a passare alla riva destra del Piave, costituendo solide teste di ponte sul Montello a San Donà di
Piave a Nervesa e nei pressi delle Grave di Papadopoli, Molino Nuovo, Molino
della Sega, Casa Pavan e Casa Martini. Furono giorni di duro combattimento
anche corpo a corpo, in cui ogni palmo di terra venne difeso e conteso a prezzo
di sangue. Anche sul Grappa alpini e fanti subirono il colpo iniziale dei Kaiserjäger
e dovettero concedere al nemico parte della montagna. Gli italiani si
aggrapparono ad ogni anfratto e sporgenza per ricacciare in dietro il nemico
aiutati dalle batterie di artiglieria della cannoniera Vittorio Emanuele,
ovvero una poderosa linea fortificata di pezzi di artiglieria di grosso e medio
calibro posti in caverne approntate nei mesi precedenti. Ogni soldato sentì in
cuor suo che stava difendendo un pezzo sacro d’Italia.
Nonostante lo svantaggio numerico, gli italiani godevano
di una migliore logistica, con le linee di rifornimento ferroviario che giungevano
a meno di 10 km dalla prima linea. Le tradotte trasportarono ininterrottamente
soldati della classe 1899 (appena diciottenni) per ricostituire con immane
sforzo le unità logorate dai combattimenti. Gli austriaci invece attraversano il
Piave su ponti di barche ed in molte zone guadando il fiume sotto il fuoco italiano, con linee di
rifornimento molto arretrate rispetto alla zona di scontro.
La fortuna sorrise agli italiani, e la piena del
Piave spazzò via molti dei ponti approntati lungo il suo letto, lasciando
isolate intere divisioni austriache che non riuscirono così a ricevere più
truppe fresche e munizioni. Nasce in
quei giorni di scontro e d’impresa, dalla vena artistica e dall’estro di E.A.
Mario (Giovanni Ermete Gaeta) “la Leggenda del Piave”, canto dal quale i
ragazzini del 99 trassero forza e sostegno nel tentativo di ricacciare indietro
il nemico. Scrivendo un telegramma all’autore, il capo di stato maggiore
generale Armando Diaz disse: “ Mario… La
sua canzone al fronte ha fatto più di un generale…”
Nelle giornate tra il 19 ed il 21 il contrattacco
italiano si fece più feroce e palmo a palmo i fanti riuscirono a guadagnare il
terreno perduto ricacciando sulla riva sinistra le divisioni austriache. Uno
degli ultimi capisaldi riconquistati dai fanti della Brigata Foggia nella parte
bassa del Piave, fu Casa Marini a San Biagio di Callalta, e tra di essi vi era
anche il Sottotenente Mariano Amendola
(eoliano) che a Casa Martini il 19 giugno perse la vita per una ferita mortale
ricevuta al petto .
Tra la notte del 21 e del 22 giugno l’imperatore
Carlo Primo d’Austria, ritenendo che ogni ulteriore sforzo di sfondamento della linea italiana fosse
ormai vano, ordinò al suo stato maggiore la ritirata delle truppe imperiali sulla
riva sinistra del Piave e di trincerarsi per resistere.
Dopo la Battaglia del Solstizio, si esaurì ogni
tentativo di attacco da parte dell’esercito austroungarico, ed il 24 ottobre
(ad un anno esatto da Caporetto), gli italiani lanciarono l’offensiva finale
che passò alla storia come la Battaglia di Vittorio Veneto. La sua conclusione
il 4 novembre 1918 e l’armistizio di Villa Giusti, segneranno per l’Italia la
Vittoria e la fine della guerra.
Amendola
Mariano di Vincenzo e di Paino Luigina e nato a
Lipari il 05 Febbraio 1897 – distretto militare di Messina matricola 125285
serie del ruolo 18
Sottotenente di complemento del 280° Reggimento di Fanteria 6^
Compagnia - 3^ Armata del Piave
Morto il 19 Giugno 1918 a Casa Martini
(Piave) per ferite riportate in combattimento all’età di 21 anni
Sepoltura originaria : Cimitero di San
Biagio di Callalta - Attuale sepoltura:
traslato nel Cimitero Comunale di Lipari.-
Unità
di appartenenza
Brigata
Foggia – 280 ° / 281°/ 282° Reggimenti di Fanteria (Milizia Territoriale)
La Brigata Foggia
fu costituita il 15 Luglio del 1917 il
comando di brigata del 280° dal deposito del 26° reggimento, il 281° dal
deposito del 50° reggimento, il 282° dal deposito del 53° reggimento
Anno 1918 – periodo di permanenza in linea
Dal 12 gennaio al 4 maggio : Val Lagarina
- Settore Brentonico – Settore Castione – Coste di Tierno – q.940 –
Martello – Malga Sorgente – q. 382 – Dosso alto
Castione – Castel Brentonino - M.
Giovo – Sottosettore Coste Tierno – S. Cecilia – Sbarramento Talpinia – Castel
Tierno – Caposaldo Coste Tierno.
Dal 16 giugno al 21 settembre :
BATTAGLIA DEL PIAVE = capisaldi L’ero – S. Biagio – Callalta – Molino Nuovo
– C. Martino - Meolo – C. Pavan –
Villanova – Croste – Argine S. Marco .-
Dal
riassunto dei Diari di Guerra della Brigata Foggia:
Nell’anno
1918 dal 12 a 15 gennaio la Foggia sostituisce il 12° reggimento di marcia
nella quarta linea di resistenza tra S. Valentino, Postemone, Montagnola. Dal
26 al 30 tutta la brigata si schiera in prima linea rilevando nel settore
Brentonico la “Macerata” (Coste di Tierno, Q.382, Malga Sorgente,
Sottocastello, Dosso Alto di Castione, Talpina, Monte Giovo).
Fino
ai primi di maggio la Foggia resta a difesa del suddetto settore esplicando,
con azione di pattuglie, attiva vigilanza e respingendo frequenti colpi di mano
dell’avversario.
Il
4, ceduta la linea alla Vicenza, si trasferisce in ferrovia nella zona di
Custoza (Monte Godi, Guastalla Nova).
In Seguito all’offensiva sul Piave il 16 Giugno la
brigata, partendo dalla Stazione di Dosso Buono giunge a Camposanpiero. Di qui
il giorno successivo è fatta proseguire su autocarri fino alla zona di Treviso, Ponte di Piave,
ove la 281° viene disposto nella posizione del secondo sistema difensivo (capisaldi
Pero, S. Biagio e Callalta) con incarico
di appoggiare le truppe del XI Corpo d’Armata che occupano in corrispondenza le
difese antistanti il Piave.
Il
280° è posto il giorno successivo alle dipendenze della Brigata Pavia nel
tratto di fronte compreso tra il passaggio a livello nord – est di S. Biagio, Molino
Nuovo, margine nord del caposaldo Casa Martini, ove un forte attacco nemico ha
prodotto larghe e pericolose falle, concorreva vigorosamente ai contrattacchi
di tutta l’11^ Divisione, riconquistando la linea di Molino Nuovo, gomito del
Meolo fino a sud di Casa Pavan q.11 e
catturando numerosi prigionieri.
Il
20 giugno al 281° viene affidato il compito di eseguire un deciso
contrattacco per rioccupare la così
detta linea delle riserve e cioè : Villanova, Casa Nova, Casa Pavan, caposaldo
Martini. Essa agisce su due colonne: quella di sinistra, composta dal III
Battaglione , deve avanzare con obiettivo Villanova; quella di destra (II
battaglione), per il caposaldo di San Biagio, deve puntare su Casa Pavan.
Sebbene
l’azione sia contrastata dal nemico, pur tuttavia la colonna di sinistra
raggiunge l’obiettivo occupando la linea Casa Nova, Crosere , Villanova.
Più accanita invece è la resistenza
sulla fronte della colonna di destra. Giunta questa tra la Casa Calion e il
Fosso a sud di Casa Martini viene arrestata dal violento fuoco di
mitragliatrice appostate tra casa Pavan e Fosso Zenzanato.
Ripetuti ed impetuosi tentativi, fatti
col concorso anche del I/281°, già in rincalzo
Casa Marinetti, falliscono per la strenua difesa che l’avversario oppone. Verso sera i
reparti, sostenuti dalle nostre artiglierie, riescono a conseguire qualche
progresso, ma, contrattaccati da preponderanti forze, dopo aver tenacemente
resistito , sono costretti a ripiegare sulla linea Casa Calion, Ferrovia Km.
14, contro la quale s’infrangono i tentativi del nemico che vuole ad ogni costo
aprirsi un varco.
Il 21 giugno, il 280° torna alla
dipendenza della propria brigata ; il 22, viene estesa la nostra occupazione
fino all’argine S. Marco ed il 23, fiaccata la resistenza avversaria, la Foggia
schiera le sue truppe sul Piave. Subito provvede al risanamento del campo di
battaglia ed al rafforzamento della linea. Esercita attiva vigilanza con
frequenti invii di pattuglie sulla
sponda opposta del fiume.
Le perdite della brigata in questa
battaglia, sommano a 28 ufficiali e 609 uomini di truppa.
Perdite del 280° Reggimento nella Battaglia del Solstizio
Ufficiali
|
Truppa
|
||||
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
5
|
7
|
6
|
16
|
139
|
218
|
Dallo
stato di servizio del sottotenente Mariano Amendola:
-
Soldato di leva 2^ categoria
classe 1899 distretto di Messina quale iscritto nella leva mare 1897 e
rivedibile nella classe 1898 e lasciato in congedo illimitato – 30 Agosto 1917;
-
Chiamato alle armi e giunto - 3
Settembre 1917;
-
Tale nel deposito del 20° Reggimento Fanteria (Brescia)– 4 Settembre
1917;
-
Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra – 4 Settembre 1917;
-
Partito da territorio dichiarato in stato di guerra perché ammesso a
frequentare il corso Allievi Ufficiali -
13 Ottobre 1917;
-
Tale Allievo Aspirante Ufficiale
di Complemento nella Scuola Ufficiali di Caserta - 15 Ottobre 1917;
-
Aspirante Ufficiale di complemento nel 26° (Bergamo) Reggimento di
Fanteria D.M. – 17 Marzo 1918;
-
Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra - 4 aprile 1918;
-
Tale nel 280° Reggimento Fanteria
10 Aprile 1918;
-
Tale 3^ categoria distretto di Messina determinazione del consiglio di
leva in data - 31 Maggio 1918;
-
Sottotenente di complemento arma di Fanteria nomina provvisoria Decreto del Comando Supremo 19 maggio 1918;
-
Confermato nella suddetta nomina
con anzianità 16 Maggio 1918 effettivo per mobilitazione al Deposito
Fanteria Piacenza Ovest D.L – 19
Agosto 1918;
-
Prestato Giuramento di Fedeltà in zona di guerra – 12 Maggio 1918;
-
Morto nel combattimento avvenuto a Casa Martini (Comune di San Biagio
di Callalta) come dall’atto di morte iscritto al n°150 del registro degli atti
di morte
del 280° Reggimento di Fanteria – il 19 Giugno 1918.
Dal registro dello stato
civile del 280° Reggimento di Fanteria :
Il sottoscritto tenente di amministrazione Casanova sig. Giovanni incaricato della
tenuta dei registri di dello stato civile
presso il 280° Reggimento di
Fanteria , dichiara che nel registro degli atti di morte a pag.152 al n° 150 d’ordine, trovasi scritto quanto
segue:
“L’anno millenovecentodiciotto
il giorno diciannove del mese
di giugno nella località Casa Martini , Comune di San
Biagio di Callata , alle ore quattordici e minuti trenta in età di
anni ventuno mancava ai vivi il
sottotenente Amendola sig. Mariano della
6^ Compagnia del 280° Regg. Fanteria ,
nativo di Lipari , Provincia di Messina , figlio di Vincenzo e della fu Paino Luigia , morto in seguito a
ferita per fatto di guerra – sepolto nel
cimitero di San Biagio di Callalta , come risulta dall’attestazione delle persone a piè del
presente sottoscritto : aspirante medico Edmondo Chiappini”.
Nel 1924 su richiesta della sig.ra Mariannina Amendola sorella del
caduto, i resti del Sottotenente Mariano Amendola furono traslati nel cimitero
di Lipari, ove ancora oggi riposano.
ALL’EROICA GIOVINEZZA DEL SOTTOTENENTE
MARIANO AMENDOLA
CADUTO IL 19 GIUGNO 1918 PRESSO SAN
BIAGIO DI CALLATA
RELIGIOSAMENTE LA SORELLA MARIANNINA CHE
NE VOLLE GLI AVANZI
ELIMINOSI FRA LE RELIQUIE DELLA FAMIGLIA
ALL’OMBRA DEI NATII CIPRESSI
ALLA VOCE DELLA PATRIA CHE LO CHIAMAVA
A PRESTARE IL SUO BRACCIO PER LA SUA
DIFESA E
PER LA SUA GLORIA EGLI CON SLANCIO
UBBEDI’ OBBIDI’ E NON DISCUSSE
ECCO IL SOLDATO HA COMBATTUTO DA PRODE
ED E’ CADUTO NELL’ADEMPIMENTO DI UN SACRO
DOVERE
ECCO L’ERO MORTO COLLA RASSEGNAZIONE
SULLE LABBRA
E CON LA PACE NEL CUORE
ECCO IL MARTIRE
dettò
Colonnello Vigna
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