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giovedì 10 marzo 2022

Sicilia, i vescovi auspicano la ripresa delle processioni a partire da Pasqua

Processioni si, ma senza giochi pirotecnici

Dopo la sospensione improrogabile per via della pandemia, adesso le cose sono cambiate e le processioni religiose sono ad un passo dalla ripresa definitiva.

I vescovi siciliani, infatti, hanno riflettuto su quest'opportunità, ormai non tanto remota ed hanno deciso il da farsi: qualora il Governo italiano, il prossimo 31 marzo, decida di revocare lo stato di emergenza relativo alla pandemia provocata dal Covid 19, che da 2 anni ha cambiato lo stile di vita e le tradizioni di tutto il mondo, gli eventi riprenderanno senza tanti impedimenti. I vescovi si sono radunati ieri pomeriggio, presso la sede di Corso Calatafimi, a Palermo, dove si è svolta la sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. Ha presieduto i lavori il Vice-presidente, monsignor Michele Pennisi. 

In apertura della sessione i Vescovi hanno accolto monsignor Luigi Renna che per la prima volta partecipava ai lavori ed hanno rivolto un caloroso saluto a monsignor Salvatore Gristina, Arcivescovo emerito di Catania, che ha concluso il suo mandato di Presidente della CESi. Nel corso della sessione, è stato ribadito che le processioni religiose potrebbero riprendere a partire dalla domenica delle Palme, il prossimo 10 aprile. 

«Quale gesto concreto di compassione col popolo ucraino, inoltre i Vescovi invitano tutti ad evitare i fuochi o le cosiddette “bombe pirotecniche” per le prossime feste pasquali, cioè quelle relative alla domenica delle Palme, alla Santa Pasqua ed al lunedì di Pasquetta. I vescovi vorrebbero vietare questi atti, in un momento storico nel quale uomini, donne, anziani e, specialmente, bambini sono atterriti dal suono delle sirene russe e uccisi dalle bombe belliche che vengono lanciate sul territorio ucraino e che lo stanno devastando. In segno concreto di solidarietà, si invita anzi a convertire il corrispettivo denaro speso per l'acquisto di fuochi pirotecnici in aiuti umanitari ai profughi che saranno accolti nelle nostre Diocesi e nelle nostre Città», conclude la nota.

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