“Tutti mi vedono come una storia di successo, ma nessuno sa veramente chi siamo finché non siamo abbastanza coraggiosi da dire a tutti chi siamo”. Trionfa cosi, Steven Spielberg ai Golden Globes per il suo “The Fabelmans” dove firma il suo film più intimo e personale, regalandoci una storia semi-autobiografica emozionante e profonda.
Il film si incanala, proprio come i recenti lavori di Paul Thomas Anderson, Kenneth Branagh, Paolo Sorrentino e molti altri, in quella che possiamo serenamente definire una costante autoriale degli ultimi anni (ovvero il ritorno malinconico al proprio passato, alla propria infanzia/adolescenza). “The Fabelmans”, però, è anche un viaggio all’interno della filmografia dell’autore, che fa della Settima Arte una medicina che rende migliore la vita, abbattendo il piattume di uno sguardo ad “altezza occhi” e stimolando quest’ultimi a destare meraviglia
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