di Aldo Natoli
Normalmente le zone di sosta si realizzano dove si può godere la vista di un panorama o dove una lunga passeggiata impone un attimo di riposo, magari per leggere un giornale. Non è certamente questo il caso del tratto sopraelevato della via Roma di Lipari, largo appena qualche metro, in forte pendenza e fronteggiato da fabbricati a due e tre piani. Normalmente, ed in particolare nel centro storico di una località eletta a “Patrimonio dell’Umanità” è obbligo rispettare e valorizzare l’architettura e le tipologie edilizie dei luoghi proponendo interventi di recupero dove il vecchio possa fondersi con il nuovo senza alterarlo. Solo con questa prerogativa mentale è possibile l’esplorazione e quindi l’intervento in questo nostro delicatissimo territorio e tessuto urbano, tanto unico quanto prezioso. Non mi sembra questo il caso dei lavori in corso di esecuzione sul tratto rialzato della via Roma dove il vecchio intonaco del muro di contenimento è stato sostituito con rivestimento in pietra, materiale mai visto nei muri esistenti all’interno del nostro centro storico, e dove sono state collocate su una pavimentazione in pietra lavica ben 19 panchine-aiuole in pietra di Lessinia di colore rosastro (tipo marmo) per completare la protezione già in parte realizzata con ringhiera in ghisa dei Fratelli Neri, in armonia con i pali illuminanti sempre in ghisa. Panchine-aiuole che adagiate per buona parte su suolo in pendenza sono state necessariamente livellate, cosichè abbiamo da un lato una seduta più alta e dall’altro più bassa.
Come facilmente rilevabile siamo in presenza di un miscuglio di materiali e di arredi che non credo siano un esempio di alta ed innovativa architettura, tesa alla valorizzazione del centro storico dell’isola. Ma poiché da semplice geometra cerco di imparare sfogliando la collana de “ I Maestri dell’Architettura” debbo chiedere all’amico edicolante Davide Belletti se per caso mi è sfuggita qualche pubblicazione o supplemento. Ma sicuramente la nuova Associazione Dott’Eolie può venirmi in aiuto e darmi qualche chiarimento in merito. In effetti le 19 panchine-aiuole ornamentali, che ormai tutti i passanti definiscono “loculi”, hanno una singolarità: un sistema di irrigazione tipo “Optigrum”. Si tratta di aiuole pensili che vengono irrigati in modo autonomo, convogliando lo scarico dell’acqua per evitare che possa giungere ai piedi di quanti utilizzeranno le panchine.
Ma per questo aspetteremo la dichiarazione di conformità dei lavori appaltati ed eseguiti. Ma la cosa che mi sorprende non è tanto il comportamento del Dirigente dei Lavori Pubblici che oltre a tutelare il nostro patrimonio storico-ambientale, (ed i lavori fatti realizzare nella via XXIV Maggio non sono certamente un buon esempio) dovrebbe attenzionare come si spendono i soldi dei contribuenti. Diciannove panchine in ghisa , se proprio necessarie, non solo si sarebbero armonizzate con gli arredi già collocati, ma sicuramente avrebbero fatto risparmiare molti soldini, ma l’atteggiamento della Soprintendenza BB.CC.AA. di Messina, molta attenta a porre ben undici condizioni per l’esecuzione di lavori privati per poi essere superficiale quando si tratta di autorizzare interventi pubblici all’interno del centro storico dell’isola, (vedasi la recente pavimentazione dei vicoli con materiale artificiale di vario colore, che contrasta con la pavimentazione con pietra vulcanica della via Roma). Mi auguro che l’Amministrazione Comunale, che ha ben rappresentato alla Bit di Milano le prerogative che ci provengono dall’essere inseriti tra i siti dell’UNESCO, trovi il coraggio di far abbattere “ i loculi” della vecchia via Dei Bottai.
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