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martedì 20 dicembre 2011

L'11 gennaio il dottor Olindo Canali dal gip . L'udienza si svolgerà a Reggio. La vicenda ruota intorno a un memoriale

Il giorno dell'udienza preliminare è stato fissato. Sarà il prossimo 11 gennaio, davanti al gup di Reggio Calabria Cinzia Barillà. La storia è quella ormai nota del memoriale scritto nel lontano 2006 e delle sue presunte "duplicazioni". Il giorno in cui avvenne tutto è quello della sua deposizione in aula, il 15 aprile del 2009.
L'11 gennaio prossimo quindi si aprirà a Reggio Calabria il processo per il magistrato milanese Olindo Canali, per tanti anni in servizio alla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, che dovrà rispondere dell'accusa già cristallizzata in una richiesta di rinvio a giudizio nei mesi scorsi del collega della Dda di Reggio Calabria Federico Perrone Capano, controfirmata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone.
Si tratta di falsa testimonianza «con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso denominata Cosa nostra ed in particolare della sua articolazione di Barcellona Pozzo di Gotto, facente capo a Gullotti Giuseppe». Quindi viene anche contestata l'aggravante prevista dall'articolo 7 della legge n. 203/1991.
La falsa testimonianza, ha scritto il sostituto della Dda reggina Perrone Capano, sarebbe stata commessa nel corso della seconda parte della deposizione che Canali fece il 15 aprile del 2009 davanti alla corte d'assise d'appello del maxiprocesso "Mare Nostrum", di cui tra l'altro il magistrato milanese era stato pubblico ministero in primo grado, applicato per questo alla Distrettuale antimafia. E si sarebbe concretizzata con una condotta specifica, perché nel corso della testimonianza resa in aula, Canali «negava il vero sostenendo di non aver redatto, nel periodo immediatamente successivo alle festività natalizie 2005, documenti e memoriali, relativi all'omicidio Alfano, diversi ed ulteriori rispetto al file inviato per posta elettronica al giornalista Leonardo Orlando e negava il vero sostenendo di non aver ricevuto confidenze da Beppe Alfano in merito all'omicidio in danno di Giuseppe Iannello». Quindi avrebbe negato l'esistenza di più memoriali.
L'ex pm sostenne l'accusa nel corso del processo di primo grado per la morte del cronista de "La Sicilia", e proprio con Alfano ebbe una costante frequentazione proprio fino alla mattina di quell'8 gennaio del 1993. La deposizione che costituisce il canovaccio dell'accusa si tenne in due parti nel corso del maxiprocesso d'appello "Mare Nostrum" a capi e gregari della mafia tirrenica, il 6 e il 15 aprile del 2009.
E fu praticamente necessitata dal fatto che qualche tempo prima nel corso di una precedente udienza alcuni difensori avevano chiesto di mettere agli atti un memoriale pervenuto al loro studio in forma anonima. Solo in un secondo momento Canali riconobbe la paternità del memoriale, e la corte d'assise d'appello decise di sentirlo in aula, acquisendo il documento agli atti.

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