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giovedì 16 febbraio 2012

In risposta al "pensierino" di Lino Natoli (di Michele Giacomantonio)


Lino carissimo,
ho letto e riletto il tuo intervento e l’ho anche pubblicato nel mio sito (www.michelegiacomantonio.com). E’ inutile dirti che lo condivido pienamente. Condivido il punto di partenza, la crisi e la sua analisi, ed il punto di arrivo: l’esigenza di fare unità intorno ad un progetto di sviluppo e di chiedere a chi è responsabile dello sfascio di mettersi da parte.
Ma è proprio su questo punto di arrivo che nascono i problemi. Per quello che capisco, dopo avere discusso con tutti ed aver cercato di approfondire alcuni nodi, non si riesce a costituire un tavolo per discutere dello sviluppo e quindi di alcuni punti basilari del programma, per due ordini di motivi: 1. perché qualcuno si è auto investito della candidatura a guidare il futuro e non accetta di discutere con altri se non a partire dall’accettazione della propria candidatura a Sindaco; 2. perché non è facile tracciare una linea discriminante fra i responsabili dello sfascio e chi ha cercato di combatterlo magari operando a proprio modo secondo la propria coscienza.
Chi ha fatto l’opposizione dice: siamo noi gli unici che hanno combattuto questa classe dirigente e quindi siamo gli unici che hanno le carte in regola per gestire l’alternativa. Ogni compromesso con chi non è stato chiaramente all’opposizione ( cioè con chi non ha condiviso la nostra opposizione) rischia di rimettere in campo i vecchi difetti.
Chi è stato in qualche modo della maggioranza ma ritiene di essersi opposto, a suo modo, al degrado ( faccio due esempi: Francesco Rizzo da una parte e Francesco Megna e Gesuele Fonti dall’altra) risponde che non è detto che nel contrasto al degrado sia stata più efficace l’opposizione schierata e dichiarata o chi piuttosto ha lottato dall’interno della maggioranza senza condividere sempre le posizioni dell’opposizione. D’altronde, se si vuole veramente operare per un cambiamento profondo bisogna cercare di costruire un consenso molto vasto, una forza elettorale che superi il 50% e possibilmente che arrivi al 60% e quindi bisogna in qualche modo incidere sulla maggioranza.
E allora? La mia ipotesi è che si organizzi al più presto un tavolo il più ampio possibile con due discriminanti di base:
a) l’adesione ad alcuni punti fondamentali di programmi ( appunto lo sviluppo basato sulla realizzazione del parco geominerario riconvertendo la vecchia industria della pomice, del piano di gestione del sito Unesco, del parco nazionale senza nuovi vincoli ma rendendo effettivi e produttivi quelli esistenti che mi sembrano sufficienti; la diga foranea sottomonastero che permetta di fare attraccare in sicurezza navi ed aliscafi; il rilancio dell’ospedale a cominciare dal punto nascite; un grande progetto di formazione delle nuove generazioni per avviarle alle professioni che emergeranno dal progetto di sviluppo; lotta all’abusivismo ed al clientelismo ed affermazione forte della legalità).
b) chiedere che non si candidino e si mettano da parte i responsabili diretti dello sfascio e cioè gli amministratori ( Sindaco e giunta, responsabili di settori dell’amministrazione come società e organismi amministrativi). Sarei più prudente a livello di consiglieri comunali e di difensore civico (al quale non credo che si possa attribuire una connivenza con l’amministrazione).
 Michele Giacomantonio

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