(FONTE TELECOLORE) Sono state avvertite in diversi centri del Golfo di Policastro, a sud
Salerno, le due scosse registrate nelle prime ore di oggi dall’Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Le scosse, la prima si e’
verificata intorno all’1.45, mentre la seconda alle 4,45, non hanno
causato danni anche se in alcune abitazioni sono cadute a terra le
suppellettili poste sui mobili. Tanta, invece, e’ stata la paura tra i
cittadini. A Sapri, in particolare, decine di persone sono scese per
strada nel corso della seconda scossa che e’ stata avvertita
maggiormente rispetto a quella dell’1.45. Di fronte la fascia costiera
del Golfo di Policastro c’e’ il vulcano marino “Palinuro” che si trova a
32 km di distanza dalla costa, di fronte lo specchio d’acqua di Scario,
frazione marina del comune di San Giovanni a Piro.
Il vulcano Palinuro dista circa a 150 km. dal golfo
partenopeo e a 83 dalla costa calabra di Diamante, in direzione nord-est
rispetto ad un altro vulcano sottomarino, il Marsili. L’origine risale a
meno di due milioni di anni fa. Proprio gli eventi sismici degli ultimi
giorni hanno riportato all’attenzione la possibile pericolosità della
cintura tirrenica di vulcani. Una sorta di cintura di fuoco immersa
negli abissi: il Vesuvio, il Marsili, il Valinov, il Palinuro, i vulcani
delle Eolie.
Uno dei più pericolosi, comunque, sarebbe il Marsili,
tra i vulcani marini più grandi d’Italia. Uno studio del C.N.R. ne ha
rilevato gli aspetti più delicati. Alto 3000 m. il vulcano sottomarino
Marsili dista 150 km. a sud del golfo di Napoli e 70 km. dalle isole
Eolie. Si sviluppa da 3000 a 505 m. di profondità. Lungo 55 km. e largo
35, ha due milioni di anni, le sue fumarole furono riprese nel 1990 da
un video-robot di ricercatori americani.
A lanciare l’allarme sul Marsili è stato nei giorni scorsi Franco Ortolani,
direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
ed ordinario di Geologia presso l’università Federico II di Napoli che
avrebbe segnalato un risveglio dell’attività e la preoccupazione per una
sua eruzione e conseguenti eventi franosi sui suoi versanti. Allo
stesso tempo Ortolani, pur dedicando molta attenzione a ciò che avverrà
nel Marsili, ha invitato ad evitare facili allarmismi. Per il geologo,
comunque, è fondamentale organizzare, nel più breve tempo possibile, dei
‘sistemi di difesa dei litorali‘. Ortolani dà un’idea di come si
realizzano tali sistemi mediante uno studio approfondito pubblicato sul
Portale Meteo del Mar Mediterraneo, con il quale collabora da diverso
tempo.
Secondo l’idea del professore, si potrebbero sfruttare le isole
dell’arcipelago delle Eolie come delle vere e proprie ‘sentinelle’, che
possano preannunciare con un tempo sufficiente all’organizzazione
l’arrivo dell’onda anomala. Questo studio è stato definito dal professor
Ortolani in seguito al maremoto verificatosi il 30 dicembre del 2002, e
che aveva colpito Stromboli, le isole nelle vicinanze e anche le coste
della Sicilia vicino a Milazzo e quelle campane di Marina di Camerota. I
dati raccolti in quell’occasione e pubblicati dal dipartimento di
fisica dell’università di Bologna e dall’Istituto Nazionale di Geofisica
e Vulcanologia di Roma hanno rivelato come, negli ultimi duemila anni,
sono stati 72 i movimenti anomali del mare che si sono abbattuti lungo
le coste italiane.
Rilievo dell’Osservatorio Vesuviano degli effetti del maremoto di Stromboli del 30.12.2002 sulla costa salernitan
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