Carissima preside, cari colleghi, carissimi ragazzi ,
grazie alla disponibilità dell’autore dott. Michele Giacomantonio ho pensato
, in occasione del 35° anniversario della morte di mia madre, di far mettere in
rete il capitolo del suo libro “Navigando nella storia delle Eolie”(Pungitopo
Editore, 2010) dedicato alla Prof.ssa e
Preside Isabella Eller Conti Vainicher con alcuni miei contributi integrativi.
Il
Governatorato inglese
La guerra era ormai
agli sgoccioli. La notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 le truppe alleate
sbarcano nei pressi di Gela e cominciano a dilagare per la Sicilia.
Palermo fu occupata il 22 luglio ed il 3 agosto gli americani entrarono a
Catania. Il 17 agosto, martedì, capitolò Messina e lo stesso giorno, alle 12 e
30, gli inglesi sbarcarono a Lipari con tre mass ed un cacciatorpediniere che operava nei dintorni. Scesero a terra
ufficiali, marinai ma anche dei siciliani che si erano trasferiti in America da
vari anni.
“Alla vigilia dello sbarco – racconta Renato De
Pasquale - , ormai ritenuto imminente, ansia e paura si diffusero tra la gente,
nella convinzione peraltro che il nemico avrebbe fatto razzìa di tutto. E così
furono parecchi coloro che si preoccuparono di nascondere o addirittura
sotterrare denaro, preziosi, argento e quant’altro si riteneva opportuno fare
scomparire. Ma poi la paura si mostrò infondata. La truppa da sbarco era
composta da un capitano e pochi soldati. La popolazione fu semplicemente
invitata a denunciare e depositare presso i Carabinieri ogni tipo di arma
posseduta. E così in caserma vennero ammassati vecchi fucili, revolver,
sciabole. Più cimeli che vere armi”.
A dire il vero un’azione di saccheggio ci fu ma fu
opera di liparesi che pensavano sia di approfittare della confusione sia di
acquisire meriti verso gli occupanti. Non mancarono i fatti folkloristici. Così
un maresciallo della polizia salì sulla gip degli inglesi e invitava i locali a
festeggiare, mentre la guardia del
semaforo mise la divisa americana e
scese al porto di Lipari ad accogliere i vincitori. Fra la gente che assisteva ci fu anche chi gridò “Abbasso
l’Italia viva l’America”.
Il colonnello Jeo
giunse il 24 agosto e prese possesso del Municipio assumendo i pieni poteri e governando
per circa nove mesi sino al 12 maggio del 1944 quando lasciò l’isola.
Ma ancora prima il 23
agosto egli ebbe a conoscere la determinazione degli eoliani quando un
motoveliero ruppe il divieto di navigazione senza autorizzazione e si recò a
Milazzo al comando alleato per chiedere i viveri per una popolazione ridotta
allo stremo e sul bastimento c’erano tutte le autorità
dell’arcipelago.
Era stato il signor
Salvatore Bonica ad avere l’idea. La gente era affamata ed a Lipari non c’era
più niente da mangiare. Andò da mons. Re e chiese il suo aiuto. Bisognava
approntare un mezzo di trasporto ed andare direttamente al comando. Non
occorsero molte parole per convincere il vescovo che chiamato un giovane
seminarista, Alfredo Adornato, per farsi accompagnare, andarono prima dal dott.
Ugo Sclafani che era il commissario prefettizio al Comune e poi dal comandante
del Rolando, il capitano Francesco
Piluso.
“E se quella pattuglia
di inglesi che sono arrivati pochi giorni fa, ci fermano?”, chiese il Piluso.
“Isseremo sul pennone del Rolando la bandiera
pontificia “ disse il vescovo e fece cenno al Bonica che l’aveva ripiegata in
un pacchetto che portava gelosamente sotto il braccio. E così con la bandiera
in testa portata dal Bonica e poi il Vescovo, il Commissario, don Adornato e il
capitano Piluso il piccolo drappello andò al porto dove era ormeggiato il
Rolando. Ed il veliero prese la rotta verso Milazzo con la bandiera sul pennone
e sulla tolda disegnato il simbolo della Croce Rossa.
A Milazzo furono accolti con rispetto ma fu anche
detto loro che un carico di viveri per le Eolie era già stato disposto e
sarebbe arrivato il giorno dopo con le navi che accompagnavano il governatore
Jeo. Un viaggio inutile? Assolutamente no. A Milazzo ci sono cinquanta soldati
eoliani che da mesi cercano di tornare alle loro isole e non trovano un mezzo
di trasporto. Loro interlocutrice si fa una professoressa napoletana che ha
sposato un’eoliano e dopo mesi e mesi che non lo vedeva lo ha ritrovato fra
questa schiera di reduci dispersi. Una parte di questi reduci aveva fatto come
punto di raccolta la casa, dove la professoressa Conti da un oltre un mese, era stata ospitata
dal nostromo Bartolo Casamento, con i figli Caterina e Giovanni. Tra l’altro
tra questi reduci, vi era lo straordinario prof. Nicola Monteleone, che aveva
con sé il primo antibiotico, la penicillina, che usò per persone che ne avevano
bisogno.
“Eccellenza, - dice la
professoressa Conti rivolgendosi a mons. Re – sono cinquanta giovani che non
aspettano altro che tornare alle loro famiglie. Se ci fosse posto a bordo…”.
Il posto c’era
ed il Vescovo fu ben felice di accoglierli sul Rolando. Saliti a bordo, questi
giovani se ne
stavano sul ponte, uno a fianco all'altro, muti, increduli che il calvario era
veramente finito. Ed era proprio la professoressa Conti che faceva la spola da
uno all'altro rincuorando, esortando.
Il giorno dopo, 24 agosto, poco prima che in Cattedrale si
desse inizio alla messa pontificale si sentirono dei colpi di cannone e subito
dopo arrivarono con la notizia che una nave inglese stava entrando nel porto.
Mons. Re capì subito che si trattava della nave con i viveri e rimandando di
un’ora la messa solenne, scese al porto con la gente per accogliere le tanto
attese vettovaglie.
“Il periodo del
governatorato – a parte alcune assurde carcerazioni di nostri concittadini,
forse vittime di qualche delazione – pur potendo essere considerato – osserva
Renato De Pasquale - senza infamia e
senza lode, fu sempre un periodo di
umiliazione che la sconfitta ci costrinse a subire”.
Comunque alcune cose
positive vanno ascritte a questo Governatorato nei pochi mesi che governò.
L’aver tracciata la strada Canneto – Acquacalda che era una antica aspirazione
e aver pensato a rimettere ordine nel sistema
scolastico eoliano.
Per la scuola,
nell’ottobre 1943, il col. Jeo chiede la collaborazione della professoressa Isabella Eller
Vainicher Conti . Napoletana di famiglia
e di nascita, fin dal 1933, dopo che si era sposata con Riccardo Conti, la
professoressa si era trasferita a Vulcano dove aveva creato la prima scuola
elementare dell’isola, una scuola sussidiaria privata per i figli dei coloni,
diretta e sostenuta solo da lei. “ Pensò essa stessa – scrive Giuseppe
Iacolino– più tardi ad assicurare
organicità a quella scuola e la necessaria continuità nel tempo affrontando la
sua prima battaglia con i vertici della Provincia e coi ministeri”.
Fu
probabilmente perché si era reso conto
delle grandi doti organizzative e soprattutto della sua forte volontà che il Governatore
inglese le chiese di riorganizzare il sistema scolastico eoliano. Lo
studio approfondito della situazione e delle esigenze della popolazione
studentesca delle Isole, la portò a richiedere subito la soppressione
dell’esistente Scuola di Avviamento Professionale e la creazione di una Scuola
Media e di un Istituto Tecnico Commerciale, che lo stesso Governatore istituiva
con Decreto A.M.G.O.T. il 1 dicembre del 1943 e l’8 febbraio 1946 ne otteneva
la Regificazione come Sezione staccata dell’Istituto “Jaci” di Messina. Nel
1948, poi questo Istituto otterrà la qualifica di Istituto Tecnico Commerciale
statale ad indirizzo amministrativo e per Geometri.
“Inenarrabili le avventure di quegli anni per
ottenere il riconoscimento legale da parte del Governo Italiano al nuovo
Istituto. …Con zaino in spalla e
mezzi di fortuna – la ricorda don Alfredo Adornato -, traversava il tratto di mare Lipari-Milazzo con barche a remi per 18
ore e per 13-14 volte. Utilizzando i permessi AMGOT faceva anche da corriere ai
carabinieri e riusciva ad unirsi anche ai carabinieri per traversare lo stretto
di Messina e raggiungere Salerno, sede del Governo provvisorio, quando ancora
si combatteva a Cassino”. Viaggiava in terza classe, dormiva su una
panchina di legno nelle stazioni, mangiava un panino nelle sale d'aspetto delle
stazioni.
“Il Colonnello Jeo , meravigliato di tanto
coraggio e di tanta forza d’animo, ebbe a chiederla un giorno :”Ma dove trova
la forza e l'energia per superare tante fatiche?” Ed ella riecheggiando la pagina
evangelica, rispondeva “..Come fanno gli uccelli del cielo?..” fu la sua
risposta. “Se in Italia – concluse il Governatore – molti fossero come lei, ben
presto questo paese diventerebbe una grande nazione”.
Una
importante stazione archeologica
Nel 1946 metterà piede
nelle Eolie per la prima volta un personaggio di grande levatura scientifica e
culturale che porterà le Eolie alla ribalta del mondo con il loro immenso
tesoro archeologico. Ma prima di Luigi Bernabò Brea a Lipari vi erano stati
anche altri archeologi e di reperti archeologici avevano parlato numerosi
viaggiatori.(omissis, per il testo
integrale si veda il libro “Navigando nella storia delle Eolie” o si consulti
il sito www.archiviostoricoeoliano.it).
Luigi Bernabò Brea mette
piede nelle Isole Eolie nel 1946 che,
dagli anni immediatamente successivi, divengono il centro dei suoi interessi
scientifici; vi inizia con la collaborazione preziosissima di Madelene Cavalier, uno straordinario lavoro di scavi
sistematici; ricostruisce la storia dell'antropizzazione dell'arcipelago dal
neolitico fino all'età romana con una chiarezza, una puntualità che portano
immediatamente i risultati delle sue scoperte ad essere paradigma
imprescindibile per la conoscenza e lo studio delle civiltà preistoriche e
protostoriche di tutto il Mediterraneo centrale.
Le ricerche condotte
con le tecniche stratigrafiche e il bagaglio di conoscenze di cui Bernabò Brea
aveva fatto tesoro, vengono seguite da pubblicazioni: i materiali vengono
subito ordinati e classificati, si inizia un gigantesco lavoro di
trasformazione del Castello di Lipari che, circondato dalle monumentali opere
di fortificazione cinquecentesche, ospitava la Cattedrale, l'antico palazzo del
Vescovi, altre chiese e gli edifici che, fra i due conflitti mondiali,
costituiscono la sede della colonia di confino politico.
Bernabò Brea a questo
proposito si trovò, in qualche modo la strada aperta, perché nel 1947 era stato
creato, proprio al Castello, nel vecchio palazzo dei vescovi, un Antiquarium.
Promotrice ne era stata Isabella Conti.
La professoressa aveva frugato fra le
case della città e della campagna in cerca di ogni tipo di reperti che si
conservassero in privato e si era
accordata con mons. Bernardino Re, anch'egli un collezionista di pezzi
recuperati nei terreni della Mensa, e si era ingegnata a catalogare e
inventariare ogni oggetto. Occorreva una sede per fare una sorta di mostra
permanente di questi reperti. Bussò a tante porte: Prefettura, Ministero degli
Interni, Ministero dell'Istruzione. Ma nessuno le dava risposte. Così un bel
giorno decise di salire al castello di forzare una porta del plesso che era
stato destinato al confino e lì organizzò la sua mostra.
Il Castello, col
palazzo vescovile che Bernabò Brea riesce a restaurare, diventa il nucleo
principale di quella che sarà la più importante realizzazione museale siciliana
in campo preistorico, ma soprattutto esempio impareggiabile di organizzazione
espositiva, di perfetta tenuta dei depositi e dei laboratori. Questo Museo dal
1960 è in continuo processo di ampliamento e miglioramento. Infatti se si pensa
alle opere realizzate per l'importantissimo padiglione dedicato alla
vulcanologia, a quelle riguardanti il padiglione ristrutturato delle isole
minori, e infine ai lavori per il completo rifacimento del padiglione n. 2, si
ha l'idea di ciò che oggi rappresenta per l'archeologia non soltanto siciliana,
questa istituzione museale, ma soprattutto dell'enorme insegnamento che è per
tutti coloro che creano e gestiscono musei. (omissis…).
Note
bibliografiche e biografiche
-
R. De Pasquale, Il mio tempo, op. cit.,
pag. 59 e ss.
- Isabella Eller Vainicher Conti ha svolto un ruolo fondamentale
per lo sviluppo socio-culturale delle Eolie. Nasce a Napoli il 15 gennaio
1906.. Isabella rimane orfana di madre in giovane età ed è colpita dalla
poliomelite, passerà molto tempo ingessata, seduta su una poltrona. Da
autodidatta consegue il diploma magistrale e in seguito anche la licenza
liceale scientifica. Si iscrive alla facoltà di Scienze Naturali
dell’Università di Napoli conseguendo la laurea.
Durante una spedizione scientifica universitaria nel 1929 a
Vulcano conosce Riccardo Conti che si occupa dell’estrazione dello zolfo e che
insieme al fratello Attilio aveva realizzato una teleferica che serviva al
trasporto dello zolfo dal cratere. Si
sposeranno il 15 febbraio 1933 e Isabella dopo il matrimonio si trasferisce a
Vulcano dove dà vita ad una scuola elementare sussidiaria per i figli dei
coloni. Quando chiude la fabbrica di zolfo nel corso degli anni 30, Isabella
inizia a insegnare lontano dalle isole mentre il marito è chiamato in guerra e
deve partire. Rientra a Lipari alla fine dell’anno scolastico 1942/43
attraverso un viaggio avventuroso nell’agosto del 1943 e poco dopo avrà
l’incarico dal Governatore inglese Jeo di riorganizzare le scuole delle Eolie.
A partire da quegli anni è impegnata in tante iniziative sociali e culturali
per le quali spende la propria esistenza insieme alle cure per la propria
famiglia che va crescendo..
Diventa
componente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Provinciale per
l’istruzione tecnica, Consigliere comunale di Lipari, creatrice della Sezione
per le Isole Eolie del Centro Ecologico Italiano. Nel campo del turismo, nel
1947 fonda la prima “Pro-Eolie” premessa per la istituzione dell’Azienda di
Soggiorno e Turismo. Si occupa anche di archeologia ed a questo proposito ӏ
stata dal 1947 – ha detto di lei Luigi Bernabò Brea - la più attiva e fattiva
collaboratrice della Soprintendenza nel complesso di scavi e di ricerche…Per
suo esclusivo merito sorse il primo nucleo di un Antiquarium eoliano, della cui
conservazione onoraria essa ricevette incarico ufficiale dal Ministero”.
-
Il 25 settembre furono tratti in arresto perché imputati di propaganda fascista
Lino Carnevale, Checchino Vitale, Ninì Fiorentino, Attilio Maggio. In seguito
furono arrestati anche l’ing. La Rosa e altri.
-
Per questo paragrafo oltre a R. De Pasquale, Il mio tempo, op. cit., vedi
anche A. Lo Cascio, Mons. Bernardino
Salv. Re, vescovo cappuccino di Lipari, Messina
1977, pag.200-201; A. Adornato, Scritti e discorsi ecc., op. cit., pag
58-65.
-
Giuseppe Iacolino, Gente delle Eolie, Lipari 1994, pag.53.
- L'Allied Military Government of Occupied
Territories (AMGOT), in italiano Amministrazione militare
alleata dei territori occupati, è stato
un organo militare deputato all'amministrazione dei territori
occupati dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale.
Due contributi integrativi
Al testo di Giacomantonio voglio recare, d’accordo con lui, due contributi integrativi: il primo
riguardante il periodo in cui rimanemmo - mia madre mio fratello Giovanni ed io - bloccati a Milazzo, il secondo relativo al
contributo di mia madre alla nascita del Museo archeologico.
Il primo contributo mi sembra illuminante
per la valutazione degli uomini e come il loro comportamento sia indipendente
dalla razza , dalla cittadinanza, dalle nascita, dall’appartenenza
.
Questo piccolo episodio finora non l’ho
mai raccontato a nessuno , e quindi è dedicato esclusivamente a voi.
La preside Conti , che aveva insegnato a
Barcellona alla fine di quell’anno scolastico riuscì a trasferirsi a Milazzo,
con i figli Caterina e Giovanni, con le masserizie a piedi su un carretto.
Arrivò a Milazzo, la vigilia della
requisizione della nave che faceva servizio Milazzo- Lipari. La nave avrebbe
potuto raggiungere Lipari, ma fu dato ordine diverso al comandante, che fu
costretto a lasciare il porto di Milazzo e a spostarsi in altra zona dove la nave
fu poi affondata.
La Sig.ra Isabella trovò ospitalità nella
casa del nostromo Bartolo Casamento, la cui famiglia l’aveva abbondata perché
la zona era ritenuta troppo pericolosa, perché si pensava che la battaglia
sarebbe potuta avvenire nella Piana di Milazzo.
Isabella rimase in una Milazzo deserta per
un mese con Caterina e Giovanni, mangiando pomodori con il sale e spighe di
granturco abbrustolite.
A Milazzo, dove tutti erano fuggiti, vi
erano soltanto la famiglia Conti, il carcere e i carabinieri, che uno o due
volte la settimana andavano a controllare se la famiglia Conti era ancora viva.
Si deve pensare che Milazzo era sottoposta
ad una serie di bombardamenti ininterrotti , compresa poi una battaglia navale,
perché oltre tutto nel porto vi era ancorata una magnifica nave tedesca.
Durante tutto il periodo precedente
all’arrivo degli americani, la famiglia Conti finì con il raccogliere attorno a
sé una parte dei 50 reduci che salirono sul motoveliero Rolando per rientrare a
Lipari con il vescovo S.E. . Reduci, che via via arrivavano alla spicciolata
con le loro sofferenze e le loro tragedie.
Va detto però a questo punto che il primo dei
reduci che era arrivato a casa Conti , fu un certo signore di Lipari, al quale
Isabella dette subito ospitalità, facendo cedere a Caterina il suo letto.
Il giorno dopo l’arrivo di questo
liparoto, eravamo ancora all’inizio del mese, arrivò la notizia che un
motoveliero sarebbe venuto da Lipari a prendere i fuggiaschi. Isabella con
Caterina e Giovanni e il liparoto, andarono sul porto ad attendere il
motoveliero.
Dopo un po’, mentre che aspettavano sotto
il sole, era estate e l’asfalto bruciava, si sentirono ad un certo punto in
lontananza dei bombardieri in arrivo.
Allora esisteva sul porto un albergo, “La
stella d’Italia”, anch’esso abbandonato. Isabella con i bambini e l’amico si
rifugiarono nell’ingresso la cui porta spalancata era proprio sulla banchina.
Arrivarono i bombardieri e le bombe cadevano fischiando, fitte, dappertutto. Ad
un tratto l’amico disse: “Aspettate un momento che adesso ritorno”, lasciando
lì soli Isabella, Caterina e Giovanni. Dopo avere atteso un po’, vedendo che l’amico
non ritornava e che le bombe continuavano a cadere, uscimmo da quel rifugio e
facendo la piccola stradina, arrivammo sulla strada e cominciammo a correre
verso la stazione, tentando di andare verso un posto più sicuro.
Va tenuto presente che faceva un caldo
terribile, mamma che era claudicante e zoppicava, e Giovanni che aveva sempre
le scarpe rotte, camminando sull’asfalto che bruciava, piangeva. A questo punto
mentre correvamo arrivò un giovanissimo marinaio tedesco, che ghermisce
Giovanni sotto le ascelle e comincia a correre lungo la strada verso la
ferrovia.
Ogni tanto si girava per essere certo che
riuscivamo a seguirlo. Quando ritenne, di averci portato abbastanza in salvo,
poggiò Giovanni a terra e da lontano ci salutò. Tornammo a casa e vi rimanemmo
per circa un mese. Il nostro amico lo ritrovammo sulla banchina di Lipari,
quando finalmente ritornammo sulla nostra isola. Mamma che si era inginocchiata
per baciare terra, incontrò il signore della storia che, essendo rientrato con
il motoveliero un mese prima, aveva avuto pure il coraggio di stendere la mano
a mia madre.
Tutto quanto raccontato per voi ragazzi è
per dire che il bene - il male, il coraggio- la vigliaccheria , sono
indipendenti dal colore della pelle, della razza, della nazionalità.
La
Preside Conti e il Museo archeologico
Mia madre,
Isabella Conti Eller Vainicher, subito dopo la guerra, ha sentito la necessità
di impegnarsi nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico
eoliano custodito sia nella Cura Vescovile, sia presso privati, per
scongiurarne la sua dispersione E questo coinvolgendo sia la Soprintendenza
alle Antichità di Siracusa, allora diretta dal prof. Bernabò Brea, sia il Vescovo
del tempo, mons. Bernardino Re, ed altre
personalità Liparesi. Fondò, quindi, con
la collezione vescovile e quelle di alcuni privati, presso i locali dell’Istituto
Tecnico di Lipari un antiquarium, che
successivamente rappresentò il primo nucleo espositivi del Museo Archeologico
Eoliano presso la sua attuale sede nel Castello di Lipari.
Come
documentato dalla copiosa corrispondenza intercorsa - oltre 100 lettere
attualmente custodite presso l’archivio di famiglia - tra i il prof. Bernabò Brea e mia madre, è
stata proprio lei ad occuparsi della ricerca di una sede per la realizzazione
del Museo Eoliano, del quale fu poi Conservatrice Onoraria, ponendo la sua attenzione
nei locali del complesso del Castello di Lipari, affinché questo luogo, per
lungo tempo usato come campo di detenzione e di confino, diventasse un luogo di
cultura e di riscatto sociale e culturale degli Eoliani.
Tale era la
fiducia del prof. Bernabò Brea nei confronti di mia madre, che lo stesso,
nonostante mia madre non fosse un’archeologa, la incaricò di sorvegliare gli
scavi eseguiti da Bottari, dipendente delle Soprintendenza di Siracusa, nella
località Portinenti di Lipari.
Dopo anni
di oblio sul ruolo avuto da mia madre nella fondazione del Museo di Lipari,
soltanto nel 2006, in occasione del centenari della sua nascita, il Museo,
allora diretto dal dott. Riccardo Gullo, organizzò una mostra, che è stata
inaugurata il 25 marzo presso i locali dell’ex chiesa di S. Caterina e
successivamente spostata presso i locali dell’ex Ostello – anch’esso fondato da
mia madre -, sulla sua vita e le sue opere. Ma ebbe vita breve, poiché, dopo tre anni, a
seguito del pensionamento del dott. Gullo, la nuova dirigenza del Museo ritenne
di doverla smantellare, mettendo da parte la documentazione, riprodotta in
copia secondo un criterio espositivo allora molto apprezzato dai fruitori della
mostra, che testimoniava l’impegno ed il ruolo avuto da mia madre nella fondazione
del Museo di Lipari.
La mostra,
per ciò che concerne l’attività svolta per la creazione del Museo. conteneva la
corrispondenza del 1947, relativa all’antiquarium
e la documentazione sull’istituzione di un apposito comitato locale, la
corrispondenza del 1948, sulla attività archeologica e l’antiquarium, la nomina a Conservatrice onoraria e la corrispondenza
del 1950 sull’antiquarium, la
corrispondenza del mese di ottobre 1950 e dell’anno 1951, riguardante ancora l’antiquarium, una “nota archeologica” per
la pubblicazione in un opuscolo sulle “Isole Eolie” e notizie del 1954, quando dall’antiquarium nasce il Museo Archeologico
Eoliano, con il quale continua la collaborazione di mia madre. Spero che questa
parte di storia del Museo non passi definitivamente nell’oblio perché sarebbe
una testimonianza di verità che non toglie meriti a nessuno!
Vi abbraccio tutti.
Caterina
Conti
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