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martedì 14 gennaio 2014

CUFFARO RICORRE IN CASSAZIONE PER AVERE I SERVIZI SOCIALI

È ormai scontato, Totò Cuffaro ricorrerà contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma, che non gli ha concesso l’affidamento ai servizi sociali a causa delle sue presunte reticenze. Le perplessità dell’ex presidente della Regione sono fugate, perché i familiari ed i legali sono persuasi che abbia i requisiti per ottenere la libertà sia per il suo comportamento in carcere, irreprensibile, quanto per il merito della bocciatura. Cuffaro, a loro avviso, non avrebbe potuto dire di più di quanto gli inquirenti fossero a conoscenza.
Nei giorni scorsi, inoltre, in una intervista al Corriere della sera, per la prima volta, l’ex governatore siciliano ha ammesso di avere frequentato persone sbagliate, seppure in perfetta buonafede. Si trattava di personaggi con i quali aveva avuto rapporti politici, professionali e d’amicizia. Sarebbero proprio queste frequentazioni, a sentire la difesa di Cuffaro, ad avere causato i guai giudiziari.
L’ex presidente della Regione, però, fa un passo avanti: confessa di avere intrattenuto rapporti con persone sbagliate.
Si è conclusa, frattanto, nei giorni scorsi una lunga disputa giudiziaria fra Totò Cuffaro ed un quotidiano inglese, il Daily Telegraph, con le scuse britanniche e con un risarcimento. Una procedura di conciliazione è stata firmata dai legali delle parti: Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttadauria per Cuffaro, Gianluca Massimei per il quotidiano britannico. Bocche cucite sull’entità del risarcimento, siglato presso l’organismo di media-conciliazione Medialaw Italia di Palermo.
Oggetto della disputa l’accusa, mossa a Cuffaro di avere criticato aspramente Giovanni Falcone nell’ormai celeberrimo video del Maurizio Costanzo Show, mandato in onda il 21 settembre 1991, durante il quale, secondo alcune testate italiane e straniere, Cuffaro, per l’appunto avrebbe avuto come bersaglio, tra gli altri, il magistrato.
L’esame del video ha consentito di smentire questa accusa. Cuffaro rivolse le sue attenzioni nei confronti del pentito Rosario Spatola che aveva accusato in una intervista, mandata in onda durante il talk show, l’ex ministro Mannino di essere affiliato a Cosa Nostra.
L’ex presidente della Regione siciliana non mosse alcun addebito a Giovanni Falcone che, fanno notare i suoi difensori, vestiva in quella circostanza i panni di rappresentante del governo Andreotti in qualità di dirigente generale del Dipartimento degli Affari Penali del Ministero della Giustizia.

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