Il 31 dicembre 2014 è il termine ultimo per l’avvio delle procedure di stabilizzazione dei precari e per consentire la proroga dei contratti in scadenza già dal 31.12.2014 al 31.12.2016 di cui all’art. 30 della legge regionale 5/2014 e circolare assessoriale n. 5500.
La Cisl Funzione Pubblica di Messina ha messo in mora tutti quei Comuni della Provincia che ancora oggi si ostinano ad avviare le procedure come indicate dall’art 4 commi 6 e 9 della legge 125/2013 e dalla circolare 5/2013 del Dipartimento Ministeriale della Funzione Pubblica.
Gli stessi Uffici regionali, più volte incalzati, ad oggi non hanno saputo dare risposta alle tante criticità partendo dal mancato coordinamento tra i due assessorati coinvolti (Lavoro e Funzione Pubblica), ma soprattutto:
§ in merito ai contratti in scadenza al 31.12.2014 di cui alla l.r. 16/2006 ed ai contratti quinquennali l.r. 21/2003 nonché alla garanzia del contributo sino al 31.12.2016
§ alla mancata autorizzazione a procedere alla contrattualizzazione ed al mancato finanziamento per i Comuni che hanno concluso le procedure di stabilizzazione ai sensi della legge regionale 24/2010;
§ alle mancate direttive per quei Comuni che hanno avviato le procedure entro il 31.12.2012 e ad oggi risultano sospese;
Appare necessario, altresì, chiarire la problematica legata ai contrattisti delle province regionali e in particolare alle 97 unità della provincia regionale di Messina con scadenza giugno 2015, stante le incertezze e i ritardi nella definizione del nuovo quadro normativo.
Molti enti pensano che al 31 dicembre questo governo regionale troverà la soluzione per non mandare a casa i precari e quindi si attardano ad attivare le necessarie procedure per mettere in sicurezza i lavoratori che oggi sono diventati strategici ed importanti per la continuità dei servizi erogati alle rispettive collettività.
La Cisl Funzione Pubblica, supportata dal pool di legali appositamente costituito, pensa invece di dover riprendere le vie legali, confortati e supportati dalla pronuncia della Corte di Giustizia europea che ha dichiarato “l’illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l’Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo”
La stessa Corte europea stabilisce l’obbligo di conversione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato dopo 36 mesi di lavoro, anche non continuativi, mettendo sotto accusa la norma italiana (art. 36, comma 5, D. Lgs. n.165/2001) che invece prevede la sola richiesta di risarcimento da parte del lavoratore con contratto a termine senza la possibilità di trasformazione del lavoro precario in lavoro stabile,
“L’attardarsi delle Amministrazioni – afferma Calogero Emanuele, segretario provinciale della Cisl Fp - ci obbliga ad avviare le procedure legali, in quanto ricorrono tutte le condizioni proprio perché siamo di fronte ad reiterazione di più contratti a termine oltre il limite massimo di 36 mesi e come tale comportano la trasformazione degli stessi a tempo indeterminato. Come Cisl Funzione Pubblica – conclude Emanuele - siamo pronti ad affrontare la difficile sfida che ci aspetta, avendo come obiettivo unico la regolarizzazione del rapporto di lavoro di tutta la platea interessata con contratti a tempo indeterminato”.
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