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sabato 6 dicembre 2014

Lettera aperta di Michele Giacomantonio a Sua Santità Papa Francesco sulla vicenda del Vescovo Francesco Micciché

Santità,
Lei conosce la vicenda di monsignor Francesco Micciché già Vescovo di Trapani inopinatamente e traumaticamente deposto, proprio al culmine della sua azione pastorale, con grande sconcerto di un grande numero di cittadini e cristiani. Cittadini e cristiani che hanno avuto modo di conoscere il Vescovo Francesco prima nella Arcidiocesi di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela come vescovo ausiliare e poi in quella di Trapani. Nelle isole Eolie ha lasciato un ricordo forte ed indelebile contribuendo significativamente al rinnovamento religioso di queste isole ed al passaggio da una religiosità legata alle feste ed alle tradizioni popolari ad una fede adulta capace di misurarsi sui problemi sociali e politici.
Non spetta a me entrare nel merito dei fatti accaduti e sindacare i comportamenti delle autorità ecclesiastiche in questa vicenda, anche se le notizie che sono trapelate creano sconcerto e grande tristezza. Dov’è la Chiesa profezia di un mondo caratterizzato dalla fraternità e dall’amicizia civile? Dov’è la Chiesa che non giudica e sa ascoltare tutti a cominciare da chi è impegnato in situazioni difficili? Quella che si intravvede, in questa vicenda, è invece una chiesa dell’omertà e del silenzio, una chiesa che si chiude a riccio e crede di potere risolvere tutto al proprio interno senza dare conto a nessuno. Una chiesa che non ha capito come oggi l’opinione pubblica non è un male ma un valore. Altrimenti non si è una comunità ma un regime.
Santità, 

l’impressione che si ha è che i comportamenti di questa vicenda siano tutti in controtendenza non solo rispetto alla Sua azione pastorale che il mondo intero ha imparato a conoscere ed apprezzare in questi ventuno mesi del Suo pontificato, ma anche con la Chiesa emersa dal Concilio Vaticano II.
Lei non ha pensato due volte a compiere scelte coraggiose e fortemente innovative con grandi ripercussioni a livello mondiale. Certo questa vicenda ha dimensioni al più regionali eppure ci sembra che non sia meno importante per la Chiesa ed il popolo di Dio. Dissolvere le ombre che si sono formate, ricostruire con coraggio e carità la verità dei fatti, ripristinare la giustizia, non è cosa da poco anche se riguarda solo una diocesi.
Santità.
Lei ci insegna che il fare un passo indietro, il tornare sui propri passi non sempre è segno di debolezza, ma molte volte è dimostrazione di forza. Quella forza che ci viene dal Signore che fa nuove tutte le cose, anche i comportamenti tradizionali, anche le prassi consolidate.
Ecco Santità, rinnovi il comportamento della burocrazia vaticana, chieda che si riverifichi tutta la vicenda e se non ci sono, come in molti crediamo che non ci siano, responsabilità del Vescovo Francesco Micciché gli si dia la possibilità di riprendere la sua azione pastorale. E così si darà anche al Popolo di Dio che è in Sicilia, e che da questa vicenda è rimasto ferito, la gioia di far parte di una comunità viva dove si può anche sbagliare ma dove non si ha paura di verificare i propri passi ed, eventualmente, di riconoscere gli errori.
Con infinita umiltà da un cristiano come tanti che, giunto a settantaquattro anni, ama la Chiesa ogni giorno di più.
Michele Giacomantonio – Lipari

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