Poeta prima di tutto, Pasolini ha sempre considerato la parola come uno strumento di verità. Nei suoi versi convivono l’amore per il mondo popolare, la nostalgia per un’innocenza perduta e una radicale denuncia delle trasformazioni imposte dal progresso e dal consumismo. La poesia diventa così il luogo in cui l’emozione personale si intreccia con la critica storica e politica.
Il suo rapporto con l’ideologia è stato altrettanto intenso e problematico. Vicino al marxismo, ma mai del tutto allineato, Pasolini ha spesso contestato le rigidità dei partiti e delle ortodossie, rivendicando il diritto al dissenso e alla contraddizione. Per lui l’intellettuale non doveva rassicurare, ma disturbare, mettere in crisi le certezze dominanti e dare voce a chi restava ai margini.
Anche il cinema ha rappresentato uno spazio privilegiato di questa ricerca. Attraverso immagini potenti e spesso scandalose, Pasolini ha raccontato un’umanità ferita, sacra e profana allo stesso tempo, opponendosi all’omologazione culturale e alla perdita delle identità. Ogni film è stato un atto poetico e politico insieme.
A distanza di anni, l’opera di Pasolini continua a interrogare il presente. La sua passione civile, unita a una profonda inquietudine morale, lo rende ancora oggi una figura scomoda ma necessaria. In lui poesia e ideologia non si annullano, ma si sfidano reciprocamente, dando vita a una testimonianza intellettuale di straordinaria forza e attualità.

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