Il prossimo 7 gennaio a Roma si dovrebbe tenere a Roma un incontro tra il ministro alle infrastrutture Altero Matteoli e i sindaci delle isole minori siciliane sulla “vertenza Siremar”.
Per aprire questo ulteriore spiraglio sono al lavoro il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e il vice-presidente della Regione e assessore ai Trasporti Titti Bufardeci. Lo ha annunciato oggi pomeriggio nel corso dell'incontro convocato al palazzo comunale il sindaco Mariano Bruno e al quale hanno preso parte il presidente del neonato comitato per i trasporti Pino Merenda, operatori turistici, l'assessore Giovanni Maggiore, alcuni consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, una rappresentanza degli ormeggiatori.
Il comitato tornerà a riunirsi domani alle 18 per valutare il da farsi. In particolare si sta studiando una iniziativa a "supporto" dell'audizione romana del sindaco Bruno. Gli operatori delle strutture turistico-alberghiere e commerciali hanno affermato di essere pronti a depositare le loro licenze. Sono confermate le iniziative già previste e cioè l'assemblea generale del 7 gennaio e lo sciopero generale di giorno 8.
Il consigliere Giacomo Biviano, presente alla riunione, ha invitato il sindaco, la giunta e i componenti della maggioranza consiliare a comunicare ai propri partiti l'intenzione di fuoriuscire dagli stessi se non si troverà una adeguata soluzione alla problematica Siremar.
A margine dell'incontro, partendo da un equivoco, vi è stato un forte scambio di battute tra il sindaco Bruno e il consigliere di maggioranza Gesuele Fonti. Ritenendo di essere stato invitato da Fonti a dimettersi per protesta, il sindaco ha sostenuto che non si dimetterà "ne ora e ne mai. Non lascerò la mia gente in una situazione del genere".
Il sindaco ha anche "invitato" eventualmente Fonti a sfiduciarlo. Ne e seguita poi una "allegra" discussione sulle eventuali possibilità di rielezione e non rielezione di entrambi. Una rielezione quella di Bruno legata ad un eventuale accordo a livello regionale per un terzo mandato.
Al di là delle interpretazioni e dell'equivoco di fondo da cui si è sviluppata la discussione è abbastanza chiaro che fra l'amministrazione attiva e il gruppo del Faro, a cui Fonti appartiene, la tensione è alle stelle.