"In questi ultimi giorni numerose e frequenti sono state le considerazioni e le argomentazioni che cittadini, associazioni, gruppi politici eoliani hanno espresso nelle più svariate sedi sulle iniziative che il "comitato di difesa dei trasporti marittimi eoliani" ha assunto avverso lo stallo Unione Europea-Stato-Regione che potrebbe determinare, a partire dal prossimo 15 Gennaio, la cessazione dei collegamenti marittimi effettuati dalla Siremar. Si sono sprecate le opinioni più variegate e si sono utilizzati i più fantasiosi aggettivi, sino ad accusare di codardia gli amministratori del nostro Comune che manifestano perplessità se non contrarietà a quella paventata iniziativa che si dovrebbe concretizzare nell'occupazione di una nave della stessa Siremar che, voglio ricordare, costituisce ipotesi di reato sanzionata dal codice penale e dal codice della navigazione.
Io rientro tra coloro, probabilmente non molti, che non condividono tale tipo di azione. Non ho mai avuto paura di esprimere opinioni e assumere posizioni minoritarie o addirittura isolate, sia nella mia vita professionale che politica.
Il mio attuale convincimento nasce da considerazioni sia di natura etica che di natura politico-istituzionale. Allorquando si diventa cittadini di uno Stato democratico si stipula un contratto, un patto, una condivisione d'intenti con tutti gli altri.Si prefissano degli obbiettivi condivisi, si acquisisce un comune senso di appartenenza, si diventa co-protagonisti del proprio futuro e di quello delle successive generazioni.Tutto si materializza nelle LEGGI. La legge fondamentale sancita dalla Carta Costituzionale che detta i principi. Le leggi ordinarie, civili, penali, e amministrative che stabiliscono le regole della vita quotidiana e gestiscono la convivenza comune. Uno Stato senza leggi sarebbe uno Stato assoluto e tirannico in cui non vivrebbero cittadini ma sudditi.Voglio sottolineare che dall'Illuminismo, alla Rivoluzione Americana, a quella Francese, e alle rivoluzioni liberali e nazionali dell'Ottocento, il grido che nasceva nei cenacoli, nei salotti, nelle piazze era uno e costante: COSTITUZIONE.
In altre parole, sancire con leggi e per iscritto i diritti e i doveri di ciascuno sottraendo al monarca assoluto il potere di vita e di morte. All'arbitrio si chiedeva subentrassero regole di convivenza certe ed inequivocabili. La "certezza del diritto" costituisce il cardine dei moderni Stati democratici.Per l'affermazione di tale principio si sono sparsi, nei secoli, fiumi di sangue. Cio` posto, e` politicamente ed eticamente corretto chiedere e decidere di violare le leggi dello Stato? E` democratico pensare di tutelare i propri legittimi diritti attraverso la violazione delle norme di convivenza? Io credo di no, perché se passasse questa logica si aprirebbero scenari devastanti per la nostra realtà nazionale e per la nostra societa` democratica. Chiunque, in ogni parte del territorio nazionale, si sentirebbe autorizzato, per difendere la propria realtà, a violare apertamente le leggi.Si restaurerebbe il potere del monarca assoluto, si scadrebbe nella legge della giungla, si metterebbe fine all'esistenza stessa dello Stato democratico.
Il Sindaco, l'Assessore, il Consigliere di un Comune non possono dimenticare tali assunti, ne` possono disattendere il ruolo che rivestono che non e` solo quello di gestori dei problemi di una comunità ma, anche e soprattutto, di elementi di quella complessa macchina che costituisce l'organizzazione di uno Stato. Io credo che il nostro diritto alla mobilita` e con esso all'istruzione, alla salute, al lavoro, alla giustizia, allo sviluppo economico vadano tutelati, sempre e costantemente, ma le battaglie a sostegno di questi sacrosanti diritti devono essere civili e democratiche; mai violando la legge ma nella legge. Del resto le esperienze democratiche della nostra realtà nazionale ci insegnano che certe azioni di lotta, garantite e tutelate dalla Costituzione, dalle leggi e dalla Giurisprudenza hanno sortito gli effetti sperati e hanno determinato conquiste sociali.Scioperi, cortei, manifestazioni, dibattiti, comizi, e altre azioni di protesta nell'ambito della legge mi vedranno protagonista e artefice senza ipocrisie e infingimenti.
Giovanni Maggiore