Riceviamo dal consigliere comunale Pietro Lo Cascio e pubblichiamo una nota dal titolo " Eolie e Nebrodi, un binomio prescindibile":
Ho letto la nota inviata dal presidente della Federalberghi Isole Eolie riguardo al recente convegno “Nebrodi ed Eolie, due territori uniti dalla biodiversità” e, pur condividendola nella forma e nella sostanza, ritengo utile aggiungere alcune considerazioni. Il titolo di questo convegno è senz’altro accattivante, ma partendo dal presupposto che l’intero globo sia “unito dalla biodiversità”, mi sfugge quale specifico legame dovrebbe unire l’Arcipelago Eoliano ai monti dell’antistante costa siciliana. La diversità della nostra “biodiversità”, se si perdona il gioco di parole, consiste nel suo “assemblaggio”, che si è realizzato durante mezzo milione di anni in sette piccole isole vulcaniche; se volessimo trovare affinità credibili, dovremmo guardare ad altre isole minori, o alle aree vulcaniche (per esempio, l’Etna); sempre per puro gusto speculativo, potremmo guardare alle isole toscane, un sistema insulare complesso e articolato come il nostro, o con un po’ di fantasia addirittura ad arcipelaghi lontani di uguale o maggiore valore ambientale, come le Galápagos. Tuttavia, restano speculazioni di scarsa utilità. La nostra grande “diversità” sta infatti nell’unicità di alcune caratteristiche che, messe insieme, rendono il nostro territorio profondamente diverso da altri.
È chiaro che, se la cosa si vede dalla “terraferma” (che per noi resta l’isola maggiore), il tentativo di agganciare la propria diversità alla nostra riveste una certa utilità, perché le Eolie sono patrimonio dell’umanità, figurano da decenni nei libri di geologia e di archeologia, rappresentano una delle destinazioni turistiche di rilievo del Mediterraneo e, in sintesi, sono ormai parte dell’immaginario collettivo come luoghi “assoluti” e unici. Senza nulla togliere alla grande importanza ambientale e culturale dei Nebrodi, è evidente come questo territorio stia misurandosi solo oggi con una fase di “esternalizzazione” delle proprie valenze, nuova e stimolante per i comuni e per l’ente parco che lo gestiscono, ma che si realizza con scelte oculate, graduali e a lungo termine, investendo nelle proprie risorse (inclusa quella dell’ospitalità) e nella propria immagine, a meno che … a meno che non ci si aggreghi a qualcosa che già dispone di un’immagine forte. Ed ecco che nasce il “binomio imprescindibile” citato dal commissario dell’ente parco dei Nebrodi, quello che – appunto – unisce Nebrodi ed Eolie.
Questo tentativo è utile per chi lo fa, ma non è detto che lo sia per chi lo riceve. Se la cosa la vediamo dalle isole, infatti, questo binomio è l’anticamera di una “banalizzazione”. In Sicilia, come i Nebrodi, ci sono le Madonie, gli Iblei, i Sicani, mentre come le Eolie ci sono solo le Eolie. Questo aspetto sfugge a chi dichiara di condividere “un progetto strategico che mette in relazione il parco dei Nebrodi con le sue bellezze ambientali, architettoniche e faunistiche e le Isole Eolie con le sue meraviglie marine” (commissario ente parco Antonio Ceraolo, convegno “La biodiversità che unisce”, www.parks.it, 5/6/2008). Tutto qua, dunque? Si soggiorna nei Nebrodi circondati dalle bellezze locali e poi si prende un barcone per andare a fare un bagnetto alle Eolie, uno stabilimento balneare senza nemmeno la dignità di un pied-à-terre, con qualche isola a contorno (opaco) delle decantate “meraviglie marine”.
A rafforzare questo disegno abbastanza sconfortante concorrono precise iniziative, come quella del convegno “Sviluppo del comprensorio Nebrodi-Eolie” (febbraio 2009, con l’autorevole partecipazione degli esponenti del PDL siciliano on. Miccichè e sen. Mauro), o ancora la brillante e recente intuizione dell’assessore regionale Strano (sempre PDL), maturata mentre la Siremar affonda nel disinteresse e nell’incertezza, ovvero dotarci di un collegamento in aliscafo Sant’Agata di Militello-Eolie che, come è noto, riveste una fondamentale importanza nell’assetto dei nostri trasporti marittimi. Immaginate che svolta per le casalinghe eoliane, al rientro da una comoda spesa, con la borsa ricolma di ottimi salumi e formaggi nebrodensi?
Il problema è che se oltre trenta comuni fanno quadrato attorno all’idea di aggregarsi al “prodotto Eolie” per assorbirlo come servizio aggiuntivo della propria offerta turistica, chi gestisce la programmazione economica a livello regionale (e nazionale) e ha le “chiavi” dei fondi strutturali europei finirà per ascoltarli, perché trenta comuni rappresentano un bacino elettorale tale da offuscare la memoria di 10.000 elettori eoliani. Il problema assume dunque contorni politici, anzi, è eminentemente politico. Non sarà che le Eolie non sono ancora un Parco perché, tanto, c’è il Parco dei Nebrodi? Si potrebbe cominciare a sciorinare dietrologie, più o meno sostenibili, ma non è questo il punto. Un punto, a nostro sfavore, è anche l’atteggiamento silente, o in qualche caso consenziente, dimostrato finora dalle amministrazioni eoliane di fronte a questo tenace tentativo di sovvertire l’ordine naturale delle cose; atteggiamento che risente forse dei vincoli imposti da equilibri che regolano i rapporti all’interno della compagine PDL, e in particolare di quella regionale. Per questo, temo che il tavolo tecnico chiesto dal presidente della Federalberghi eoliana, qualora attivato, sia destinato a trasformarsi nell’ennesimo tavolo-farsa, cui recenti tavoli (vedi quelli sui trasporti) ci hanno inesorabilmente abituato. Una strategia innovativa dovrebbe perseguire, da oggi e con scelte coraggiose, un ulteriore rafforzamento di una identità autonoma delle Eolie quale sistema unico e irripetibile di “diversità”, biologica, geologica, storica, archeologica, antropica; un sistema che può riacquistare spessore, attenzione e credibilità solo attraverso l’istituzione di un’Area Marina Protetta e, soprattutto, di un Parco Nazionale. Una forte identità è l’antitesi dello scomodo ruolo di “valore aggiunto”, o di specchietto per le allodole, nel quale è certamente destinato a confinarci “l’imprescindibile binomio”. Se non si prescinde in fretta, invece, finiremo per assistere alla destinazione di risorse verso un comprensorio nel quale, tra i potenziali beneficiari, è estremamente probabile che le isole figurino ultime, per molteplici ragioni (estensione territoriale, popolazione, sviluppo di infrastrutture e altro ancora). Gli ingredienti per una scelta di questo tipo ci sono. La sensazione sconfortante è, invece, che i cuochi siano distratti, o manchino del tutto.
Pietro Lo Cascio, consigliere comunale di Sinistra e Libertà