Riceviamo dal dottor Mimmo Montalbano e pubblichiamo:
Ho letto con interesse il punto di vista del Dr. Saltalamacchia sull’aviosuperfice di Lipari e vorrei fare alcune considerazioni.
La sua valutazione sarà anche “pacata” ma mi sembra quantomeno altrettanto “partigiana” quanto quelle da lui criticate.
Tutti i numeri e le considerazioni da lui avanzate mi sembrano utilizzati in maniera unidirezionale e funzionale a dimostrare un “preconcetto”, nel senso etimologico della parola.
Intanto dovremmo renderci conto che non stiamo parlando di una catena di montaggio da cui escono prodotti per cui massimizzarne la vendita ed i profitti sarebbe la “mission”.
Stiamo parlando di persone, di isolani cui non si possono imporre, quasi fossero oche all’ingrasso, centinai di migliaia di visitatori solo perché ciò può giustificare l’economicità di un progetto o perché si potrebbe attivare “un mercato potenziale di quasi 200 milioni di euro”.
Non mi sembra nemmeno corretto utilizzare, per giustificarne la fattibilità, aridi numeri che riguardano realtà molto diverse dalla nostra senza approfondirne le analisi.
Intanto la quantità e la dislocazione delle isole greche andrebbero presi in più seria considerazione nello stabilire il motivo per cui quel paese può aver scelto di affidare la mobilità degli abitanti e dei turisti al trasporto aereo più che al marittimo e se veramente le cose stanno così.
Non si spiega ancora se il trasporto aereo menzionato è interamente finanziato dai privati o vi è una partecipazione pubblica e se lo stesso volo tocca isole diverse e quindi bacini di utenza più ampi e che ne potrebbero giustificare l’investimento.
E torniamo agli aridi numeri.
Come mai tra tutti i calcoli riportati manca quello relativo alla densità abitativa che mi sembra molto importante sia ai fini della capacità ricettiva di eventuali visitatori che della reale locazione di un aviovia.
Kastelorizo, tanto osannata, ha ad esempio 36 abitanti per chilometro quadro.
Santorini, la più popolata, ha 196 abitanti/kq ma con un’estensione del territorio circa doppia di quella di Lipari.
La densità abitativa a Lipari è di ben 243 abitanti/kq.
Non si capisce nemmeno perché il calcolo dei “passeggeri potenziali” su Lipari (199.424) si sia basato su una media di 22 “passeggeri per abitante” .
Si tratta di una media tra isole molto diverse, nessuna con caratteristiche assimilabili a Lipari.
Si va da Leros e Paros con 2 pass/abit e con superfici rispettivamente di 64 e 75 Kq a Skyatos con 49 pass/ab e 50 Kq di superfice, Cefalonia poi con 906 Kq di superficie ha 10 pass/ab.
Non riesco a trovare quale sia il nesso tra tutti i numeri riportati che possa essere di qualche utilità per una simulazione a Lipari che possa fare affermare che si può aprire “un mercato potenziale di quasi 200 milioni di euro”.Su Kastelorizo poi, l’unica più piccola di Lipari con i suoi 12 Kq, si sarebbero dovute fare altre considerazioni: si trova a 22 ore di nave dal Pireo e forse, dico forse, l’aereoporto ha anche una valenza strategica vista la vicinanza con la costa della poco apprezzata Turchia che si può quasi raggiungere a nuoto.
Altra cosa che mi viene difficile capire è come quella che lui considera la devastazione di Porticello ed Acquacalda con le cave di pomice ( e qui si aprirebbe un altro fronte perché i contesti non sono di nuovo confrontabili) possa giustificare un’indifferenza nei confronti di un altro impatto ambientale negativo che implicitamente dalle sue parole risulta esistere.
Dieci, dico dieci, voli al giorno su un’isola di 37 Kq con una densità abitativa di di 243 abitanti/Kq (non parliamo dell’estate) non sono bruscolini, un decollo ed un atterraggio ogni ora sulla nostra testa sembra un prezzo ragionevole per giustificare l’economicità dell’investimento di qualche privato?
Siamo sicuri che in virtù che un “air strip”di 1000 mt arriveranno cinquecento turisti al giorno per 365 giorni l’anno per omaggiare Lipari ed i suoi abitanti di un “mercato potenziale di quasi 200 milioni di euro”?
E degli investimenti che privati e la regione hanno fatto per incentivare la produzione vinicola sulle isole cosa ne facciamo? Non sarebbe interessante verificare se i vigneti di malvasia ed altro potranno sopravvivere ai gas di scarico delle turbine degli aerei? E se ciò risultasse confermato quale sarebbe il mercato reale che verrebbe sottratto al mercato potenziale di 200 milioni di euro?
Non pretendo che la mia interpretazione di “aridi numeri” sia più veritiera di quella del dr. Saltalamacchia ho solo voluto sottolineare come partendo dagli stessi dati si possa essere parimenti “partigiani” sia in un senso che nell’altro senza peraltro contribuire alcunché alla definizione di una Verità super partes.
Mimmo Montalbano
Presidente Eolie nel Cuore