Supporteremo ed affiancheremo l’ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) nell’adozione della tassa di sbarco in luogo di quella di soggiorno”. Questa la dichiarazione di Ermando Mennella, Presidente di Federalberghi Isole Minori di Italia, dopo un rapido confronto con i colleghi presidenti delle altre isole italiane. La tassa di soggiorno è invece l’evidente prodotto di un Federalismo fiscale monco e mal applicato che ha indotto i sindaci delle località turistiche di mezza Italia a credere che potesse diventare la panacea dei vari mali di bilancio causati dai tagli ai trasferimenti statali e regionali. Di fatto, si tratta di un provvedimento iniquo che colpisce solo una parte dell’industria turistica. Quella che, in un mondo prevalentemente sommerso, non sfugge a nessuna delle già pesanti tassazioni e ne rappresenta il fiore all’occhiello: l’ospitalità italiana alberghiera ed extralberghiera di qualità.
“La proposta, a suo tempo lanciata dall’ANCIM - dichiara Christian Del Bono, presidente isole minori della Sicilia – può diventare uno strumento attraverso il quale porre rimedio ai dissesti di bilancio ma anche e soprattutto pianificare lo sviluppo sostenibile delle isole minori italiane: tesori del nostro patrimonio nazionale ma a costante rischio di spopolamento ed impoverimento sociale”.
“Una tassa - rincara Sergio Gargiulo, presidente di ADAC Federalberghi Capri - che favorisce il turismo mordi e fuggi”. Si lascia di fatto libero arbitrio agli enti locali che, in base a lobby e pressioni politiche di vario genere, possono spaziare in lungo e in largo sulla misura e le modalità di applicazione della tassa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: guerre nei gruppi di maggioranza, nelle giunte, nei consigli comunali, tra i vari portatori d’interesse ma soprattutto grosse difficoltà con i tour operator, soprattutto stranieri, ed un’ulteriore perdita di competitività sulla scena internazionale, dove già ci ritroviamo con competitors favoriti da IVA, tasse e costo del lavoro decisamente inferiori.
“ Siamo pienamente d’accordo sull’istituzione della tassa di sbarco in luogo di quella di soggiorno che penalizza solo i clienti degli alberghi, concorda Francesco Silvestri, rappresentante della delegazione della Federalberghi di Ponza”.
“ L’iniqua tassa di soggiorno grava ancora, sempre e solo sulle aziende alberghiere, senza tenere conto che il sommerso e la seconda casa ne sono esenti; la più equa tassa di sbarco eviterebbe inoltre la pericolosissima guerra tra comuni confinanti in cui si applica (i più poveri!) e quelli in cui non viene adottata, afferma Massimo Emilio De Ferrari, presidente dell’Associazione Albergatori Elbana”.
In sintesi, l’adozione della tassa di sbarco in luogo di quella di soggiorno da vincolo può diventare opportunità di pianificazione dello sviluppo turistico per località svantaggiate e remote quali le isole minori italiane: insularità, ridotta accessibilità, costi di gestione più elevati, maggiore “fragilità” sociale, ambientale ed economica.
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