Perla tra le perle della selezione di eventi culturali offerta dal Centro Studi per l’estate eoliana 2011 quello proposto il 25 agosto, “Logos Melos dal Mistero al ministero”, in occasione della presentazione dell’ultima fatica letteraria di Monsignor Giuseppe Liberto “Parola fatta canto, riflessioni su musica e liturgia”, premio Pirandello 2011. Il libro, giunto rapidamente alla sua seconda edizione, e che si concretizza in un pregevole esempio di fare cultura intorno al delicatissimo problema del rapporto tra Liturgia e Arte musicale voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II, offre spunti di meditazione mistica anche a una platea prevalentemente profana, attraverso la descrizione di una sorta di ideale percorso spirituale: il silenzio della contemplazione del bello, lo stupore per la scoperta, e il desiderio di dar voce alla gioia sublime che ne deriva, con inni di lode e di ringraziamento all’Altissimo per le meraviglie del Creato. Il pubblico ne rimane affascinato fin da subito, e anche gli inizialmente scettici e diffidenti di fronte a un argomento indubbiamente poco accessibile ai più, si diranno poi unanimemente convinti a sostenere e incoraggiare – specie in questi tempi incerti e convulsi – all’apprezzamento e allo studio della grande tradizione della Chiesa, che vede l’Arte e, perciò, la Musica come parte necessaria ed integrante del Mistero celebrato. Per molti, quest’opera costituirà quindi un approccio ad altissimo livello al prezioso patrimonio musicale custodito dalla Chiesa, così puntualmente studiato e ricercato da Monsignor Liberto il quale, nello stesso tempo, produce nuove composizioni che attirano stile e linguaggio della post-modernità. E tutto sembra esprimere “armonia da gustare” nella deliziosa cornice del giardino del Centro Studi, dove persino l’afa di un caldo pomeriggio di fine estate pare adesso arrendersi al cospetto di quelle note poetiche che si librano in cielo danzanti, intrecciandosi ai battiti d’ali che volteggiano tra un ramo e l’altro dei gelsomini bianchi e azzurri …. quasi un tacito “accordo” per intonarsi a quei versi tanto raffinati quanto autentici, che riflettono trasparenze di un animo colto e tuttavia magistralmente diretto al cuore di tutti e di ciascuno. Ed essendo ogni libro – come giustamente ricordato – “la grafia dell’anima” – non a caso è lasciato liberamente a chiunque di entrarci secondo i suoi tempi e le sue sensibilità. Plauso quindi all’esaltazione dell’armonia allo stato puro, equilibrio perfetto tra liriche e pause, come tra linee e spazi sul tradizionale tetragramma …. ma sarà la musica a dar voce alla poesia, ovvero la poesia che diventa “inCanto”?
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