Nell'isola eoliana di Filicudi, preziosa operazione dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale della Sicilia, del Nucleo subacquei di Messina e del personale della motovedetta di stanza a Lipari che, nello specchio di mare antistante Capo Graziano, a conclusione di una complessa operazione attuata col supporto degli archeologi della Soprintendenza del Mare, hanno recuperato due ceppi in piombo di ancore romane risalenti al II-III sec. d.C.
I subacquei dell'Arma, su indicazione degli archeologi della Soprintendenza del Mare e dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, hanno scandagliato il fondale, individuando e recuperando le due ancore che si trovavano spostati e decontestualizzati dal sito originario, pronti presumibilmente per essere trafugati dai tombaroli. Il recupero segue le numerose segnalazioni di scavo clandestino che hanno interessato l'area marina a una profondità di circa 40 metri. La motovedetta classe 700, di stanza a Lipari, ha fornito il supporto necessario ai subacquei per l' individuazione del sito. I reperti sono stati consegnati ai funzionari della Soprintendenza del Mare. Quella di Filicudi rientra in una più vasta campagna di prevenzione dei siti archeologici marini che i reparti speciali dei Carabinieri conducono sistematicamente. Attività che in passato ha interessato sempre Filicudi, nel mirino dei tombaroli per il notevole patrimonio subacqueo che si trova, in particolare, sulla secca di Capo Graziano. Ma la mappatura ormai precisa delle ricchezze presenti anche in altri siti, rende rischiosa qualsiasi avventura di sub predatori del mare.
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